giovedì 10 novembre 2022

Tornare a Bellarmino

Quanto a lungo i giovani della Penisola potranno giovarsi del ricordo dei nonni cristiani? Dei nonni che hanno visto l’ultima guerra mondiale e hanno conosciuto la miseria? Non pochi uomini sono tornati nel solco della tradizione seguendo questi preziosi esempi di vita, ma è sicuro che per l’avvenire si dovrà organizzare una seria spinta per la ricristianizzazione di terre un tempo cattoliche. 

Probabilmente è già con questo spirito che sono nate le edizioni Amicizia Cristiana (oppure sono state rifondate, diranno i cultori di storia), che fanno parte del gruppo editoriale Tabula Fati di Chieti e offrono da anni un catalogo di letture utilissime. Tra questi libri salutari – vere medicine di carta – c’è anche la Dottrina Cristiana Breve di San Roberto Bellarmino (1542-1621), un catechismo splendido che non ha mai perso il suo valore. La più recente ristampa è del settembre del 2020.

Il testo è piccolo per numero di pagine, ma la sintesi è eccellente e per questo la lettura può essere consigliata a tutti, ai giovani come pure a chi si sia avvicinato, o riavvicinato, al Cristianesimo in età adulta. Invero ogni parrocchia dovrebbe mettere a disposizione dei fedeli pubblicazioni simili, anche un credente con una buona formazione (proprio per mantenerla tale) dovrebbe leggerne ogni volta che ne ha la possibilità: Pio XII ha giudicato peccato l’assenza di impegno per l’approfondimento culturale del Cattolicesimo, ciascuno secondo le sue capacità e possibilità.

Molte sono le lezioni che dobbiamo imparare di nuovo in questo triste presente; Bellarmino, con la sua profonda conoscenza di teologo, ci ricorda ad esempio che l’adulazione (vizio diffuso) infrange l’ottavo comandamento. E molte sono le abitudini che bisogna recuperare per santificare la quotidianità, come le preghiere ai pasti. Quante volte ai giorni nostri capita di sentir dire che la morte migliore è quella sopraggiunta durante il sonno? Ma questi sono pensieri dell’uomo moderno, che per tutta la vita fugge persino l’immagine della morte e non pensa a salvare la sua anima. Si deve sperare di avere sempre la possibilità di confessarsi, e prima di riposare bisogna chiedere: «Santissima Trinità, datemi grazia di ben morire. Gesù, e Maria, vi dono il cuore, e l’anima mia»!

Tante famiglie hanno dimenticato gli insegnamenti contenuti in questo opuscolo che pure per secoli sono stati ripetuti a memoria, sino a diventare tutt’uno con le tradizioni orali delle popolazioni italiche. Per fortuna possediamo ancora i nostri libri e c’è chi li ristampa!

Riccardo Pasqualin

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