giovedì 28 ottobre 2021

Il Portastendardo di Civitella del Tronto n. 5


Un’astratta “Libertà”  contro le libertà concrete



La “libertà” è sempre stata la bandiera del Tradizionalismo. Oggi, la modernità ci presenta una concezione negativa della libertà. Questo carattere antinaturale è stato messo bene in evidenza da Monsignor Ignazio Barreiro il quale ha sostenuto che l’uso antinaturale della libertà conduce l’uomo all’autodistruzione. La libertà, identificata con una natura del resto imprecisa, si dispiega nel vuoto e verso quali fini? Un riposo, una felicità, un’amicizia; primizie dell’essere, ma primizie utopiche e senza conseguenze perché non ordinate ad alcuna gerarchia di valori. L’Essere infatti non è un tesoro nascosto che si libererà facendo saltare la crosta della società repressiva; l’Essere è una totalità ascendente in cui si articolano i rapporti degli uomini: tra di loro, con la natura e con il soprannaturale. Se non si afferma l’Essere come ordine di valori, lo si rivivrà nel campo dei sogni; informe, lo si confonde con le delizie impossibili del mondo perduto o nel mondo immaginario.

martedì 19 ottobre 2021

Vaccinarsi, ma contro il virus dell’autodistruzione

Vaccinarsi, ma contro il virus dellautodistruzione


È superfluo ricordare come nel dopoguerra, nella Penisola, i partiti si siano di fatto divisi gli ambiti di influenza in maniera netta: la cultura divenne appannaggio delle forze di sinistra (che così prepararono la loro ascesa), mentre la destra scelse la politica, come attraversata da una tendenza autolesionista. In un dibattito del 1981, Enrico Opocher (1914-2004) ha dichiarato che il paese non ha mai avuto «una destra decente»: segnalando che quella “presentabile” era al massimo una destra «puramente economica», orientata alla difesa di determinati interessi (Culture di destra, in «Schema», n. 7, settembre 1981). Già in quel confronto, però, è emerso come i linguaggi della destra e della sinistra talvolta si confondessero, e da almeno un decennio a questa parte cè chi sostiene che le due categorie sono crollate e oramai superate (nel 1981 Carl Schmitt era letto da sinistra e ora Pasolini è reinterpretato da destra). Altresì, parlare di “sinistra” nei confronti dei movimenti politico-ideologici egemoni nellodierna Europa e negli Stati Uniti non ha ormai senso, mentre va adottata la categoria del nuovo progressismo. È sopravvissuta però lidea settaria di partito nella sua accezione moderna, quella che ha acquistato a partire dalla rivoluzione francese, con le società di pensiero: i “piccoli popoli politici” che identificò Elías de Tejada (cfr. Gianni Turco, Partito e Comunità, in «LAlfiere», Dicembre 2019).

sabato 9 ottobre 2021

Qualche vetero-comunista italico sorride ai talebani

 

Qualche vetero-comunista italico
sorride ai talebani


Come tradizionalisti lo ripetiamo spesso: ogni nuova rivoluzione travolge anche i fomentatori delle rivoluzioni precedenti. Dovrebbero rendersene conto anche i vecchi comunisti italici, ormai considerati “reazionari” dai progressisti arcobaleno.

Premesso ciò, per quanto nella Penisola il vetero-comunismo abbia perso moltissimo peso politico negli ultimi decenni, in alcuni frangenti esso continua ancora ad inquinare il dibattito pubblico con proposte e uscite infelici. Tra queste trovate balzane rientra anche il sostegno dimostrato allAzerbaigian durante la guerra contro gli armeni nel 2020 da parte di sparuti gruppuscoli di marxisti nostrani, ingannati probabilmente dai trascorsi sovietici della famiglia Aliyev.

La scelta di posizioni simili (invero risibili) da parte di chi è ormai quasi privo di punti di riferimento non deve stupire: inspiegabilmente alcuni comunisti italiani hanno finito persino per rivolgere le loro simpatie verso la Turchia di Erdoğan e i talebani dellAfghanistan.