sabato 8 ottobre 2022

Ricordare Lepanto nel XXI secolo

Salvatore DAlessandro, 
San Pio V riceve la visione della vittoria di Lepanto (2021)

Oggi è il 7 ottobre 2022, il 451° anniversario della battaglia di Lepanto. Nella Penisola, come ogni anno, le celebrazioni potrebbero essere più numerose e le manifestazioni più significative spesso non sono organizzate da enti pubblici. Da qualche tempo sembra che la rivalità tra “la versione veneziana” e “la versione spagnola” degli eventi sia un po’ superata, e ai tradizionalisti ciò non può che far piacere, poiché Lepanto fu una vittoria della Cattolicità e i campanilismi non giovano agli studi storici. Eppure ribolle attorno a noi la tristezza del confronto tra i trionfi antichi e un presente nero, che lascia presagire un futuro ancora più tetro.

Non è questo lo spirito con cui si deve vivere la ricorrenza. L’islam minaccia il continente, la Spagna e le nostre città italiche, è verissimo, ma questo ha delle cause che vanno capite. Qualcuno parla di “rivincita musulmana” in riferimento alla moschea di Roma o alle apostasie (ignorando che l’islam cresce in massima parte per via dell’immigrazione e della natalità), ma chi non intende le cause dimentica che nelle Sacre Scritture sono già contenute parole rivelatrici. Il cedimento dell’ordine tradizionale era già stato previsto: «Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero» (2 Timoteo 4, 3-5). Siamo prossimi alla fine dei tempi? «tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate» (Luca 12, 40). Ma stiamo attenti a non scambiare per l’Anticristo un male che potrebbe essere sorpassato (e abbattuto) da orrori ancora maggiori, come è accaduto a diversi rivoluzionari del passato, semplici strumenti che sono rimasti a loro volta vittime di altre maree che forse non avevano neppure immaginato: l’empio che oggi è esaltato domani scompare nella polvere, i suoi calcoli falliscono imprevedibilmente e la sua vanità finisce nella fogna, tra i vermi (Primo libro dei Maccabei 2, 62).

Vi è chi abbraccia false dottrine? Ecco cosa scrive Agostino nel Commento alla Prima Lettera di Giovanni: «Ma chi sono quelli che l’Apostolo chiama anticristi? Lo dice in seguito. Da questo noi conosciamo che è l’ultima ora. Da che cosa dunque? Dal fatto che molti sono diventati anticristi. Essi sono usciti dalle nostre file (1 Gv 2,18-19). Eccoli gli anticristi; essi uscirono dalle nostre file. Perciò piangiamo questa perdita. Ma ascolta ciò che ci consola: Non erano dei nostri. Tutti gli eretici, tutti gli scismatici sono usciti dalle nostre file, sono usciti cioè dalla Chiesa. Non ne uscirebbero se fossero dei nostri. Non erano dunque dei nostri già prima di uscire. Ma se già prima di uscire non erano dei nostri, molti ce ne sono dentro, che pur non essendo ancora usciti, sono anticristi». Agostino era di Tagaste, una città che oggi non ha più lo stesso nome ed è sottoposta a un governo in cui l’islam è religione di Stato, i cattolici sono lo 0,1% della popolazione e in alcuni casi rischiano la vita.

Noi combattiamo per Dio, per la Patria, per le libertà tradizionali e per il Principe. Ci hanno già tolto le libertà e forse non abbiamo più Patria: non è vero che già Don Giacinto De Sivo è stato definito «cantore di una Patria perduta»? Ma nemmeno la perdita di tutte le Patrie cancella il sacrificio di chi ha combattuto a Lepanto. La nostra vera Patria è il Regno dei Cieli, ricorderemo Lepanto come gli ebrei dispersi e sottomessi ricordavano le loro vecchie vittorie, traendone forza pure nella disgrazia. Essi chiamavano le Scritture la loro Patria portatile e noi oggi (privi di altre certezze) possiamo dire altrettanto della Bibbia. Il Signore ce lo ha garantito: se anche restassimo in tre sarà sempre in mezzo a noi (Matteo 18, 15-20), quindi rinnoviamo come ci è possibile l’esempio di chi ha sofferto ed è caduto per noi. Se il mondo deve andare in rovina accadrà, ciò che conta per Dio sono le azioni e i gesti che ognuno di noi compie. Viva i marinai e i combattenti di Lepanto, eroi della tradizione!

Riccardo Pasqualin


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