martedì 4 ottobre 2022

Il Portastendardo di Civitella del Tronto n. 16

Il lungo viaggio della “ragione”: dall’Illuminismo al Transumanesimo


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Con la nascita dell’illuminismo, i suoi dotti sostenitori annunciarono agli uomini che era imminente l’arrivo di una nuova società ce avrebbe assicurato pace, felicità e prosperità per tutti. Per poter raggiungere questi auspicati obiettivi era, necessario rinunciare, una volta per tutte, alle tradizioni dei popoli ed accettare di regolare la propria condotta sulle sole esigenze della “ragione”.

Il bene dell’umanità, obiettivo della “ragione”, dopo che i popoli hanno rinunciato alle proprie tradizioni, continua a non essere raggiunto. Il bene dell’umanità, continuamente auspicato dagli illuministi e dai loro eredi, è sempre in divenire. Tuttavia, la “ragione” ha raggiunto un fondamentale, quanto negativo, sotto-obiettivo: minare il modello cattolico dell’essere umano dalle sue fondamenta.

Per accelerare il processo di rifiuto del passato, la Dea Ragione si è inventata una nuova cultura, definita Cancel Culture. Con tale termine, il mondo intellettuale dominante del nostro tempo indica una forma di ostracismo nella quale qualcuno o qualcosa non in linea con il pensiero politicamente corretto, diviene oggetto di indignata protesta e perciò estromesso dalle cerchie sociali o professionali e dalla memoria storica del popolo.

Il filosofo francese Jean-Claude Michéa, esponente del socialismo libertario, divenuto noto ai più per le sue posizioni contro le correnti dominanti della sinistra da lui accusate di aver perso lo spirito di lotta anticapitalista per sostenere la “religione del progresso” ha abbracciato la difesa dei valori morali della comunità politica aggrediti da una società sempre più individualista e liberale, rammaricandosi che il socialismo abbia accettato le teorie del liberalismo politico.

Volendo brevemente divagare ricordiamo che la lezione politica di don Francisco Elias de Tejada torna di attualità quando sostiene che il Tradizionalismo politico è l’unica alternativa all’egoismo socialista ed all’individualismo liberale.

Torniamo al filosofo Jean-Claude Michéa per riflettere sulla sua analisi a proposito della Cancel culture. Il filosofo francese parte da lontano quando afferma che «il sistema capitalistico rappresenta una forma compiuta di conservatorismo sociale, politico e culturale, e costituirebbe nel suo progetto metafisico come nelle sue realizzazioni pratiche, una semplice forza del passato, fondata sul dominio privilegiato dell’esercito, della Chiesa e della famiglia patriarcale. Viceversa, basta un minimo di conoscenza storica per rendersi conto che, dai Fisiocratici a Robert – Jacques Turgot o Adam Smith, è appunto dalla filosofia dell’illuminismo che l’ideologia liberale ha sempre mutuato la totalità delle idee – Individuo, Ragione, Progresso, Libertà – necessarie alla sua formazione».

Si comprende bene che dall’illuminismo in poi avanza la marcia della rivoluzione culturale che, senza mai fermarsi, nel corso del tempo ha assunto nuove forme di sviluppo che hanno contribuito alla costruzione dell’uomo nuovo modellata sulla cosiddetta cultura di massa.

Lo storico delle idee statunitense Christopher Lash (1932-1994) nel libro intitolato La cultura del narcisismo ha delineato la forma che stava assumendo la società contemporanea e ne ha descritto i connotati narcisistici. Nell’opera è annunciato il tramonto dell’uomo economico e l’avvento di un nuovo tipo umano: il narcisista. Costui è un essere perseguitato dall’ansia, non soddisfatto di sé. Cerca la perenne gratificazione e vive, perciò, in uno stato di inquietudine e di insoddisfazione. Nel prossimo vede un rivale con cui competere. Conseguentemente è privo di ogni forma di solidarietà verso il prossimo. Il narcisista loda il rispetto delle norme e dei regolamenti, nella segreta convinzione che non si applichino nei suoi confronti.

Il futuro è fuori dai suoi interessi, come il passato che gli appare un insieme di modelli superati, con mode e atteggiamenti antiquati. L’eterno presente in cui vive rispecchia la miseria della sua vita interiore.

Jean-Claude Michéa cura il saggio Contro la cultura di massa per spiegare che la Cancel Culture non è altro che il frutto di strampalate teorie LGBT. Nello stesso saggio è demolito il feticismo della tecnica e vengono difese alcune istituzioni tradizionali. Il filosofo francese afferma che «l’idea di una rivoluzione culturale non è nuova. In una forma o nell’atra è stato un elemento dell’ideologia democratica fin dalle sue origini […]. Nel XX secolo, la democratizzazione della cultura è diventata una preoccupazione centrale per i pensatori della tradizione progressista […]. Il presupposto centrale di questi orientamenti era che la modernità potesse avere un effetto dirompente sul pensiero tradizionale. Si è creduto che alla base della democratizzazione della cultura dovesse esserci un progetto educativo o un progetto sociale (o entrambi) che potesse affrancare gli individui dai loro legami familiari, indebolendo così i legami di parentela, le tradizioni locali e regionali, l’attaccamento alla terra. In particolare negli Stati Uniti la rottura rispetto alle radici è stata vista come una condizione chiave per la crescita e la libertà. I principali simboli dello stile di vita americano – la frontiera e il Melting Pot (1) – incarnano tra le altre cose la convinzione che solo chi è sradicato può ambire a raggiungere la libertà intellettuale e politica».

Per il citato Lash, quello appena descritto è un modello fuorviante e pericoloso perché produce «la falsa impressione di una stagnazione intellettuale e tecnologica delle società tradizionali, inducendo al contempo a sopravvalutare in modo indiscriminato le conquiste della fervida mente moderna».

Non ci resta che condividere l’affermazione del prof. Giulio Tremonti: «Siamo sull’orlo dell’abisso» dovendo convivere in una società in decomposizione. Avanza una nuova visione del mondo: il transumanesimo. Di esso, cogliamo la definizione che ne da il citato professor Tremonti, pur non condividendo la sua fiducia in un ritrovato spirito europeo per restare fedeli alla lezione impartita dal professor Francisco Elías de Tejada secondo il quale tutte le volte che ci hanno parlato di Europa abbiamo avuto guerre, nazionalismi, liberalismo. Scrive il prof. Tremonti: «Attraverso la vittoria degli algoritmi e delle macchine ruba pensiero, il transumano tende a superare il dualismo tra corporeo e mentale e a superare le vecchie categorie politiche realizzando, in una logica di suprema artificialità, un nuovo misterioso ma reale progetto politico, espressione ultima della volontà di potenza dell’ultra modernità globale, un progetto che ormai proietta sulle nostre vite la sua ombra artificiale spettrale».

Il professor Giovanni Turco ha definito il transumanesimo «o spaventoso laboratorio del nuovo Adamo» dove si coltivano una dottrina ed una prassi in perfetta antitesi con la Dottrina Sociale della Chiesa. È nostro compito denunciarne la pericolosità. Anche se è necessario ricordare che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Infatti l’idea di portare l’uomo oltre l’uomo appartiene alla storia della civiltà. È già presente nel mito di Prometeo; è contenuta nel racconto biblico della Torre di Babele; ha avuto una straordinaria spinta in epoca moderna con la “Nuova Atlantide” di Francesco Bacone che se ne fa sacerdote affinché il dominio completo dell’uomo sulla natura diventi un paradigma programmatico e generalizzato. Cartesio ne propone il “metodo” e la sua visione meccanicistica del mondo ne diventa lo strumento cognitivo.

Che fare, dunque? Dobbiamo rassegnarci a dover assistere alla vittoria della “ragione” sulla retta ragione? No! Stiamo attraversando il deserto della prova. Rafforziamo il nostro spirito meditando sulle parole di San Pio da Pietrelcina: «Se il buon Dio vuole prolungare l’ora della prova, non investigarne il perché». 

Il Presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine della Legittimità Proscritta


1 Riportiamo la definizione di Melting Pot traendola dall’Enciclopedia Treccani: «Amalgama eterogeneo di gruppi, individui e religioni, molto diversificati tra loro per ceto, condizione, appartenenza etnica, che convivono entro la stessa area territoriale geografica e politica. Riferita inizialmente alla società americana, l’espressione è usata per indicare un particolare modello o ideale di società multietnica in cui dopo un certo tempo, segnato dal succedersi delle generazioni, le culture e le identità specifiche degli immigrati sarebbero destinate a fondersi con quelle dei paesi di accoglienza».

 

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