giovedì 6 ottobre 2022

L’opposizione al falso maieuta

 di Riccardo Pasqualin



Il simbolo del battaglione Azov non è semplicemente la “runa del lupo”, 
ma una rielaborazione della doppia “runa  del sole” utilizzata dalle SS.
Anche i simboli nazisti, se usati contro Putin, divengono accettabili...


Il clima creato nel mondo cosiddetto “occidentale” dall’operazione militare russa contro il governo di Kiev ci sta mostrando il vero volto dell’informazione nei regimi sotto cui viviamo. La stampa non ha mai smesso di essere uno strumento di propaganda (bellica e non), ma oggi la sua parzialità può essere colta meglio che in altri momenti e potenzialmente da una più vasta quantità di lettori.

Il 4 ottobre il New York Times ha pubblicato il seguente titolo: «I comandanti del celebre Battaglione Azov ucraino hanno tenuto un emozionante incontro con le loro famiglie in Turchia, hanno dichiarato i funzionari ucraini, onorando i combattenti liberati dalla prigionia russa il mese scorso». Anche Pina Debbi, vicedirettrice del TgLa7, ha voluto dire la sua: «Ecco i terribili “nazisti” di Azov, liberi in Turchia dopo lo scambio di prigionieri con Mosca. Hanno riabbracciato mogli e figli. Tra loro, con una decina di kg in meno, i capi Prokopenko e Volyna. Proclamati eroi nazionali, rimasero due mesi asserragliati nell’Azovstal».

Che modo di informare è questo? Il fatto che un personaggio abbia una famiglia dovrebbe determinare il giudizio morale dei lettori? Chi ha moglie e figli è per forza un uomo buono?

Alcuni demagoghi si pongono sulla scena politica come “il partito degli intelligenti” contrapposto all’ignoranza del “popolaccio”, essi si presentano come controllori della verità e smascheratori di notizie fasulle; ma mentre accusano costantemente i loro avversari di essere menzogneri, sono assai più transigenti nei confronti dei loro alleati quando divulgano delle falsità. Gli articoli faziosi e il complottismo vero e proprio, quando vengono formulati da progressisti sono ritenuti accettabili; talvolta le bufale sono seguite da rettifiche, ma queste passano sempre in sordina, in modo che la massa tenda a fermarsi al primo messaggio che è stato diramato. Se i giornalisti ammettono i loro errori non lo fanno alla luce del sole, questa è l’essenza del loro essere (parlare di un «loro pensiero» sarebbe eccessivo).

I demagoghi diffondono anche delle fandonie vere e proprie (e sono consapevoli di farlo), ma nell’era della rete i più raffinati usano una tecnica differente: agiscono nel campo del subliminale, con la scelta degli aggettivi e delle tinte. Per citare un esempio particolarmente triste, c’è molto di cui interrogarsi sull’uso che in Italia si fa della cronaca nera, con eccessi che possono far desiderare che essa sia “ristretta” ai diretti interessati, per destino o per mestiere, e interdetta del tutto al pettegolezzo popolare.

Platone nel Teeteto (386-367 a.C. ca.) fa dire a Socrate: «È il pregio più grande in questa nostra arte, mettere alla prova, per quanto è possibile in ogni modo, se il pensiero del giovane partorisce immagini o menzogne o invece un qualcosa di fertile e di vero. Poiché anche questo mi appartiene, come alle levatrici: io sono sterile di sapienza, e quello che già molti mi rimproverano è il fatto che interrogo gli altri ma io non rispondo su alcuna questione, per il fatto di non avere alcuna sapienza: e mi rimproverano con verità».

Il demagogo, oggi, è soprattutto il falso maieuta. Vuole dare al suo pubblico l’impressione di essere una guida che ha trovato la verità dentro di sé, senza rivelare che il messaggio lo ha ritagliato e assemblato lui stesso.

Nel presente il tradizionalismo si oppone alla demagogia progressista e conservatrice (espressioni di un partito unico) con mezzi limitati, ma che può usare saggiamente per ottenere in prospettiva delle grandi vittorie. La produzione di testi rivolti ai contemporanei e ai posteri è la strategia educativa basilare, la più essenziale e la più adatta per chi parte da una posizione di svantaggio. Intendiamo ciò che i cattolici definiscono “la buona stampa”. Affidandosi alla condivisione di testi, si confida nella capacità di autoformazione dei singoli (che a sua volta si fonda sul raggiungimento da parte dell’individuo della consapevolezza fondamentale che l’apprendimento prosegue attraverso tutte le stagioni della vita). Spesso – ahinoi – gli autori controrivoluzionari italici si sono trovati in condizione di isolamento, ma oggi siamo meno isolati di loro e questo offre un grande vantaggio: ossia quello di poter agire fuori dall’appannaggio dell’occasionalità e di cercare, attraverso dei percorsi precisi e funzionali all’epoca presente, di strutturare un pensiero completo.

La confutazione frequente dei discorsi dei demagoghi, facilitata da strumenti comunicativi che pongono tutti su uno stesso piano, permette di agire come una talpa che rode le fondamenta dell’edificio progressista, il quale potrebbe trovarsi a non avere più le risorse per tenersi in piedi. 

L’opposizione al falso maieuta è fondamentale, ma la contestazione deve accompagnarsi sempre anche a proposte costruttive in cui l’avversario non è nemmeno citato, scavalcando così il semplice reazionarismo, poiché il tradizionalismo non è un’identità fondata sulla negazione (o sull’azione contraria), ma sull’affermazione di idee.

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