sabato 11 settembre 2021

Il Portastendardo di Civitella del Tronto n. 3

La concezione cristiana della vita pubblica




Per scaricare il numero completo della Lettera, cliccare qui


Nell’assurdo tentativo di emanciparsi da Dio, la società civile del nostro tempo ha respinto il soprannaturale e la rivelazione divina sottraendosi così alla efficacia vivificante della Grazia, che resta in ogni tempo la più grande garanzia dell’ordine, il più potente vincolo di fraternità tra gli uomini.
La pretesa che non esiste alcun vincolo tra l’uomo, lo Stato e Dio, Creatore e legislatore supremo, è totalmente contraria al Diritto naturale. Come lo è la credenza che sia lecito nella vita politica separarsi dai precetti divini e legiferare senza tener conto di questi. Ecco l’errore più grande del nostro tempo. Errore dal quale derivano, a catena, i restanti errori nella politica.
È un grave errore cercare la norma costituzionale della vita politica fuori dalla dottrina della Chiesa; oppure costruire le istituzioni della società civile, tracciare l’ordinamento giuridico o dettare le leggi fondamentali senza tenerne conto. A partire da poco più di due secoli la maggior parte delle dottrine politiche e dei sistemi politici che continuano a svilupparsi nel nostro tempo sono caduti in tale errore. Il razionalismo, il laicismo, il liberalismo, la massoneria, il materialismo, i nazionalismi, il totalitarismo, il comunismo, il socialismo, la democrazia liberale o borghese sono puntualmente falliti nel loro tentativo di costruire una società senza Dio.
Le riflessioni che seguono sono il frutto di una attenta lettura di un ottimo saggio pubblicato dalla Comunione Tradizionalista Reinos del Sur attorno alla dottrina pontificia quale fonte di ispirazione costante del nostro pensiero politico.
Non c’è che un unico rimedio che non è né opzionale né teorico, ma reale ed obbligato e non solo per l’eccellenza del suo stato: tornare al vero cristianesimo nello Stato e nella società degli Stati.

Il Magistero della Chiesa per un cattolico deve tornare ad essere la fonte primaria del pensiero politico. La libertà dei culti, tipica espressione del tempo presente, è per noi fonte di confusione. Questa “libertà” contraddice esplicitamente l’insegnamento del Magistero della Chiesa dei secoli scorsi, ma non per questo non più valido; la libertà di culto, infatti, fu condannata dal Papa Gregorio XVI (1830 – 1846) nell’Enciclica Mirari Vos e dal papa Pio IX (1846 – 1878) nell’Enciclica Quanta Cura.  
Per tali motivi, le nostre convinzioni si fondano sul primato della costituzione cristiana degli Stati, nella quale i diritti dei cittadini sono rispettati come inviolabili e sono difesi dal patrocinio delle leggi divine. Così, le leggi si ordinano al bene comune, dipendendo dalla Verità e dalla Giustizia e non dalla maggioranza empirica che è la somma aritmetica delle opinioni. Secondo questa visione, l’autorità dei governanti è rivestita del carattere sacro che le impedisce di allontanarsi dalla giustizia e non la fa degenerare nell’abuso di potere; in caso contrario, come insegna San Tommaso, il suo potere diventa illegittimo. L’obbedienza dei cittadini, quindi, avrà carattere di onorevole dignità e merito perché non sarà la sottomissione baconiana dell’uomo all’uomo, ma la sottomissione alla volontà di Dio che esercita il suo potere per mezzo degli uomini. Così come, nella scala gerarchica dei valori, la libertà non lede i diritti della verità che sono superiori a quelli della libertà; né quelli della giustizia che devono prevalere su quelli del numero e della forza; né i diritti di Dio che sono superiori a quelli del numero.
In una retta e cattolica visione del mondo, la società e lo Stato si fondano su basi non puramente umane, bensì divine. Queste sono religiose, morali e giuridiche. La religione, quale vincolo tra l’uomo e Dio, è essenziale per stringere gli uomini tra di loro al fine di costituire la società civile; e lo è anche per sostenere l’autorità, assicurare la pace sociale e il benessere pubblico. Non bastano i legami puramente umani per unire gli uomini in comunità e meno per far accettare loro l’obbedienza. Se la relazione dell’uomo deve passare attraverso Dio, ancor più quella del suddito verso il Sovrano.  
Solamente la religione è capace di imporre con la massima autorità ai governanti la misura del suo potere ed ai cittadini la sottomissione all’autorità e all’obbedienza verso la legge. Nessun potere coercitivo dello Stato, come nessun ideale puramente terreno, potrà sostituite per molto tempo i profondi stimoli della fede in Dio, che induce all’ubbidienza verso l’autorità che manda in suo nome. Solamente questo appoggio che proviene dall’eternità, dal divino, è capace di donare la liberissima volontà umana. L’obbedienza assoluta al Creatore si estende a tutte le sfere della vita: essa esigere la conformità di tutto l’ordine morale con la legge divina e chiede l’educazione degli ordinamenti umani, mutabili e contingenti, al sistema immutabile dell’ordinamento divino.
Questa è la strada, la strada proposta dal tradizionalismo politico, per restituire ordine interiore ad una società ormai impazzita.

Francesco Maurizio Di Giovine
Presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Commendatore dell’Ordine Della Legittimità Proscritta


Nessun commento:

Posta un commento