venerdì 1 settembre 2023

Il Portastendardo di Civitella del Tronto n. 27 (settembre 2023)

 Dall’intelligenza reale all’Intelligenza Artificiale


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Per il tradizionalista francese Louis de Bonald la lingua è giunta all’uomo per rivelazione divina ed è per mezzo del linguaggio, quale dono divino, che la Verità è stata svelata da Dio all’uomo. L’uomo, con la forza espressiva del linguaggio, nel suo instancabile cammino lungo le strade della storia, non si è mai arreso di fronte agli enormi ostacoli che ha incontrato davanti a sé. Il linguaggio è stato sempre il prerequisito del pensiero. In altri termini, l’uomo, in quanto figlio di Dio, ha la capacità di pensare in modo critico, di provare emozioni, di sognare, di produrre arte e di amare perché la sua intelligenza è reale. L’uomo esprime amore ed odio con le parole, trasmette sensazioni e pensieri sempre con le parole, impara ed insegna ugualmente con le parole. Il linguaggio è tutto ed esso permette alla persona di differenziarsi da tutte le altre forme di vita. Non a caso nel Vangelo si dice: “In principio era il Verbo”.

Oggi, il pensiero oggettivo e reale dell’uomo è minacciato dalla scienza. Non ha caso si parla con sempre maggiore forza dell’intelligenza artificiale (AI) che soppianterà il pensiero umano. L’AI appare come una innovazione tecnologica senza freni che ci spinge a percepire una sorta di abbandono, senza riserve, alle innovazioni tecnologiche da parte dei realizzatori di queste applicazioni come se fossero degli eventi incontrollabili di forza maggiore. Da qualche tempo, L’AI è entrata in maniera dirompente nella quotidianità. Il suo sistema è ormai integrato nei processi aziendali standard di svariati settori quali le telecomunicazioni, i servizi finanziari, la sanità, la tecnologia. Si tratta di programmi ed algoritmi alimentati da grandi quantità di dati che, nella loro versione più semplice, sono facilmente reperibili online. Ma le sacche di resistenza intellettuale a questi processi guidati dalle solite multinazionali del settore ci fanno sperare in un futuro pieno di sorprese.

Il 3 novembre 2022 ha fatto la comparsa nel mondo dell’informatica ChatGPT, un software in grado di dialogare con gli esseri umani. La diffusione di ChatGPT ha suscitato molte perplessità per le molteplici implicazioni difficilmente da prevedere. Ma per la grande maggioranza degli utenti, la nuova applicazione informatica costituisce la meraviglia “dell’apprendimento automatico”. La sua attività consiste nel prendere enormi quantità di dati trasformandoli in modelli per diventare sempre più abile nel generare risultati statisticamente probabili. Tra i principali obiettivi raggiunti vi è la realizzazione del linguaggio e del pensiero simili a quelli umani. Questa è la grande Rivoluzione informatica contro la quale saremo chiamati a misurarci. Avremo contro tutto il pensiero illuminista che ha già elogiato questi programmi ove le menti meccaniche superano i cervelli umani “non solo quantitativamente in termini di velocità di elaborazione e dimensioni della memoria, ma anche qualitativamente in termini di acume intellettuale, creatività artistica e ogni altra facoltà distintiva dell’essere umano” (Noam Chomsky). Infatti, ChatGPT ed i programmi affini, per progettazione, presentano una capacità illimitata nella memorizzazione. Ma, grazie a Dio, non sono in grado di distinguere il possibile dall’impossibile. Per i sistemi di apprendimento automatico è possibile imparare che la terra è piatta o che è rotonda. Ne consegue che le previsioni di apprendimento automatico saranno sempre dubbie e contraddittorie. 

A nostro avviso, l’intelligenza artificiale è inconciliabile con l’atto creativo che permette all’uomo di esistere e di progredire nello sviluppo umano con una dignità che si fonda sulla sua trascendenza. 

L’Intelligenza artificiale progredisce attraverso il saccheggio informatico dei contenuti di qualità delle informazioni presenti sul web con il conseguente risultato di rendere appannaggio quasi esclusivo di coloro che se lo potranno permettere economicamente. Stefano Graziosi, sulle pagine de La Verità ha saggiamente commentato il processo in corso nei seguenti termini: “Il progresso tecnologico che avrebbe dovuto portare a una maggiore diffusione dell’informazione, rischia di rovesciarsi sul suo esatto opposto: in quello che, cioè, potremmo definire una sorta di aristocrazia di fornitori di informazioni”. Ma non è tutto perché i resoconti di notizie e di informazioni che vengono generati dall’Intelligenza artificiale, operando in assenza della supervisione umana, assemblano resoconti attinti da ciò che il web offre in quel dato momento sull’argomento. Il risultato appare scontato: crescono le false informazioni oltre alle vere e proprie bufale, come i decessi di personaggi famosi, mai avvenuti. Infatti, ChatGPT genera testi, sintatticamente e semanticamente coerenti, la cui veridicità, però, non è garantita perché non è per questo che i modelli linguistici sono stati addestrati. Allora gli operatori dell’Ai dichiarano che possono fare con disinvoltura affermazioni apparentemente plausibili ma totalmente prive di veridicità. I sistemi di AI come ChatGOT e Bard vengono chiamati LLM (Large Language Model) perché lavorano sulla forma del linguaggio, verso il quale i contenuti sono subordinati. Accade che nelle risposte, ad esempio, vengono citati libri che non esistono (ma che, verosimilmente, potrebbero esistere).

ChatGPT è stato sviluppato da OpenAI. A partire dal 2016 è cambiata la strategia aziendale: non più ambizione a una ricerca aperta, per trasformarsi in una società commerciale finalizzata al profitto. E di recente abbiamo assistito al suo rifiuto, sempre per motivi commerciali, non solo di pubblicare le informazioni di base sui modelli sviluppati, ma anche di renderli open source. Il rischio che corre la società è quello di restare preda di algoritmi, fake news irriconoscibili e altre forme di persuasione online. 

Chi vive sui social-media ha sempre visto in Google la chiave per ottenere delle risposte alle domande di sapere. Ora c’è ChatGOT, una sorta di oracolo pronto a rispondere in qualche secondo praticamente a qualunque domanda. Con Google si ha la possibilità di ricercare in più siti i testi da analizzare per raggiungere un’opinione, o per ottenere la risposta al quesito. Con l’intelligenza artificiale generativa non è più necessario leggere o guardare qualcosa, perché la risposta è istantanea. L’opinione, come sappiamo, unica, oggettiva e vera, non esiste, perché anche ChatGOT ha i suoi bias, o al meglio, i bias (*) derivanti dall’insieme di documenti che ha in pancia. E quali ha? Chi lo sa? Segreto. È il mito di Prometeo che cammina lunga la storia dell’umanità.

Abbiamo una certezza: lo scontro dell’AI con la mente umana vedrà il trionfo di quest’ultima. Ogni essere umano è un dono del Creato e rappresenta la prova di un essere unico ed irripetibile. La mente umana, di conseguenza, racchiude in sé un sistema altamente efficiente che funziona con piccole quantità di informazioni. Non cerca di dedurre correlazioni tra i dati, produce spiegazioni che costituiscono il segno della vera intelligenza; quella reale. Sono tutte caratteristiche uniche che indicano il primato dell’uomo sul resto del Creato. Quest’uomo cresce e sviluppa idee che mette al servizio della società. Tutto ciò, a differenza dell’AI, va oltre la semplice esecuzione dei programmi. L’AI non potrà mai sostituire integralmente l’umanità. Probabilmente ci si avvicinerà. Ma non sarà mai così volubile come l’intelligenza umana. “La creatività, l’empatia, l’intuizione e altre caratteristiche propriamente umane sono fuori dalla sua portata” (Franco Benassi).

Il timore di Bacone, filosofo e profeta della tecnica, che però prevedeva perfettamente i rischi che il potere tecnico comporta, quando non s’accompagni alla saggezza e si pieghi ciecamente al potere politico, si sta forse avverando?


Il Presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine della Legittimità Proscritta


(*) Il bias è come un errore sistematico che si verifica quando un algoritmo produce risultati sistematicamente distorti a causa di alcune ipotesi errate nel processo di apprendimento automatico. 


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