venerdì 14 aprile 2023

La mafia delle maestrine?

Caro Ernesto,

quest’oggi Il Sole 24 Ore titola: Messina Denaro, arrestata Laura Bonafede, la maestra “amica” del boss. Tale notizia ha sollevato un fortissimo sdegno e alcuni lettori sono insorti: «Ma come? Dicevano che fosse un’insegnante modello!»

Tuttavia chi è addentro da anni al sistema scolastico italiano forse non si sarà stupito: il mondo dell’istruzione in Italia ha in sé ampi spazi in cui vigono atteggiamenti che in una certa misura assomigliano molto a quelli mafiosi, spesso lo spirito proprio delle cosche cresce liberamente tra gli insegnanti cosiddetti “modello”, ma per mancanza di correttezza lo stato non è da meno. Descrivere e riassumere qui questi comportamenti malandrini non è facile (e per chi non ci è dentro è anche difficile capire), ma faremo un tentativo.

Partiamo dall’inizio della carriera ipotetica di un docente: dopo la laurea può succedere di non riuscire a inserirsi per tempo nelle graduatorie e in questo caso si procede inviando delle messe a disposizione. In queste situazioni capita però di incorrere in un fenomeno singolare: alcuni neolaureati sono assunti immediatamente e lavorano per anni sempre nella stessa scuola pubblica. Lo si potrebbe accettare se ciò avvenisse nelle scuole private, ma nel pubblico come è possibile che questo accada? Beh, in verità nelle scuole private c’è addirittura chi insegna senza laurea, ma si vede che dietro c’è anche un sistema che non compie sempre gli adeguati controlli e non sempre i casi vengono scoperti e sbattuti sulle pagine della cronaca locale.

Durante le fasi più dure dell’epidemia di covid, poi, alcuni insegnanti “novax” hanno continuato tranquillamente a svolgere il loro mestiere e viene da chiedersi quali “santi” costoro abbiano in paradiso. C’è chi viene sospeso per una frase scritta su internet e chi può fare sempre ciò che vuole, sapendo di avere le spalle ben parate.

Del resto, ci sono docenti che si divertono a scavare fin nella vita privata altrui raccogliendo prove utili per attaccare i colleghi e magari farli pure licenziare, con meccanismi che ricordano le lotte tra funzionari nell’impero ottomano, dove si faceva carriera anche eliminando chi stava un gradino più in alto nella gerarchia. Ma del resto l’Italia pullula di maestrine di storia che puntualmente osannano i vecchi stati musulmani come grandi esempi di tolleranza, quindi di che stupirsi?  

Andando poi a vedere come in alcune scuole vengono definiti gli orari delle lezioni ci si rende conto che ci sono dei docenti che possono scegliere in che giorno e a che ora insegnare, mentre altri no, e ci sono docenti a cui i permessi vengono accordati sempre, mentre ad altri nemmeno per andare al funerale di un amico. Sorge il sospetto che la formula magica per avere qualche “diritto” in più siano i favori, le amicizie o anche la tessera di qualche partito o associazione.

Ma veniamo allo stato italiano, che di certo non è senza colpe...

Abbiamo detto che ci sono tanti laureati, dentro e fuori dalle graduatorie, che faticano a trovare un posto e lo stato che fa? Li piazza a fare gli insegnanti di sostegno, anche se non hanno alcuna qualifica per svolgere un lavoro tanto delicato. Un neolaureato si trova così sbattuto a ricoprire un ruolo per cui non ha alcuna preparazione: vuoi avere uno stipendio? Vuoi guadagnare punti per la graduatoria? Accetta il sostegno.

La richiesta di insegnanti di sostegno è aumentata, quelli correttamente formati mancano e quindi la buona e vecchia repubblichetta si arrangia come può. Di che stupirsi? Tanto se ci sono problemi è colpa di chi accetta il compromesso. Ti sporchi indelebilmente il curriculum sbagliando a fare un lavoro che non hai le conoscenze per svolgere? Te la sei voluta tu.   

Un laureato in lettere può trovarsi a dover insegnare algebra, scienze naturali o a partecipare a lezioni di educazione fisica, ma questo è il problema minore. PEI? Cos’è mai questo documento? Chi insegna a compilarlo? Sarebbe una questione da specialisti, ma va compilato da chi viene convocato, che frequentemente uno specialista non è. Il neoinsegnante di sostegno è il portaborracce o il servo dell’insegnante curricolare di ogni ora in cui si trova a svolgere una compresenza, gli viene richiesto di compilare documenti (che dovrebbero essere riempiti con diagnosi mediche) di cui non sa nulla e se sbaglia si riversano su di lui le frustrazioni dei colleghi, che lo considerano in tutto e per tutto un loro subordinato.

Capita addirittura che a un insegnante di sostegno sia affidato lo studente X e che questo resti in classe perché “è bravo” mentre il docente è costretto a portarsi fuori dall’aula cinque o sei ragazzi turbolenti che disturbano e che non sono nemmeno certificati. Non sapendo gestire situazioni di disabilità è facilissimo sbagliare e quindi per il neodocente incorrere in un richiamo, i possibili risultati? Un docente di italiano costretto a fare sostegno rischia di precludersi la possibilità di insegnare la sua materia o rischia di ricevere delle penalità per aver commesso uno sbaglio svolgendo un mestiere che non sa fare perché ha studiato altro.

Il laureato in architettura può trovarsi a gestire una disabilità grave, un diplomato perito elettrotecnico può essere affiancato a un alunno con pochi anni meno di lui, magari violento... e si soggiace a queste logiche per sopravvivere. Davanti a questa realtà alcuni rispondono: «Bisognerebbe fare i conti con la propria coscienza e chiedersi se si sta facendo una cosa moralmente corretta!», e i conti per fare la spesa ogni giorno, invece, come si fanno? 

«Gli improvvisati lo fanno per la pagnotta»... sì dire «pagnotta» è facile finché ne hai ogni giorno quattro-cinque sulla tavola e sai come pagare le bollette e l’affitto alla fine del mese.  E pensare che i progressisti ormai giustificano anche il ladro che delinque per sopravvivere... ma gli insegnanti di sostegno non specializzati no, quelli non sono giustificabili. 

Che poi questi denari dello stipendio arrivano puntuali? La Bibbia insegna: «Non resti presso di te la paga dell’operaio fino al mattino seguente.» (Levitico 19,13), ma l’Italia è uno stato laico e quindi gli stipendi può pagarli anche a distanza di due, tre o quattro mesi. I soldi per mandare le armi in Ucraina invece ci sono tutti i mesi da molti mesi.  

Lo stato ti costringe a fare un lavoro che non potresti fare, ti obbliga a farlo se vuoi arrivare al lavoro che desideri o semplicemente se vuoi avere uno stipendio per sopravvivere, ma così ti costringe anche a svolgere un lavoro che potrebbe danneggiare un terzo (lo studente che necessita del sostegno). Che stato è uno che ti costringe a essere suo complice in un’ingiustizia? Non è una dinamica mafiosa?

Sulla carta un insegnante di sostegno dovrebbe avere determinati ruoli e svolgere le sue mansioni seguendo delle precise modalità, ma nella pratica vige la legge degli accordi, dei gruppetti, del potere degli insegnanti curricolari e/o dei docenti più anziani. 

Ma come è noto un mafioso fa il forte coi deboli, mentre coi potenti è zerbino e anche in questo caso si potrebbero citare diverse situazioni poco simpatiche. Facciamo un esempio: se uno studente “comune” a merenda non mangia il suo panino le maestrine lo osservano attentamente e avvertono subito la famiglia, ma se lo studente è musulmano e c’è il ramadan, beh, allora può fare ciò che più gli aggrada e ai genitori non si dice nulla...anche perché certi genitori a ricevimento non li si vede nemmeno una volta in tre anni di scuole medie. Se uno studente “ordinario” durante la ricreazione, o addirittura in famiglia, parla il suo dialetto  capita che ancora oggi venga preso di mira dalle maestrine, invece ai musulmani sono concesse pause per pregare, esenzioni dal frequentare le ore di musica o di arte, gli sono affidate stanze di preghiera e gli è accordata anche la possibilità di fare capannello per parlare senza disturbo le loro lingue. L’islamofilia delle maestrine progressiste è proverbiale, per loro “integrazione” significa questo: lasciare che sorga uno stato parallelo.

Sui concorsi per l’insegnamento si potrebbero avanzare molti sospetti di favoritismi e connivenze, ma allora sarebbe il caso di parlare anche delle modalità con cui sono assegnati i dottorati e assunti i docenti universitari, ed è meglio stendere un velo pietoso. 

L’intero sistema di insegnamento italiano è attraversato da piccoli compromessi subdoli e patti stretti sottobanco.

   Catfish King

P.S. L'immagine è tratta dall'album L'inferno di Topolino (1949-1950), deliziosa parodia realizzata a Segrate, con testi di Guido Martina e disegni di Angelo Bioletto. Quando il marchio Disney era sinonimo di intrattenimento (in questo caso, molto colto) e non di indottrinamento...

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