mercoledì 14 settembre 2022

In esilio con il Duca. La storia esemplare della Brigata Estense


Recensione di Riccardo Pasqualin

Tante sono le storie dentro alla storia della resistenza legittimista al risorgimento, e molte sono ancora quasi del tutto sconosciute. Elena Bianchini Braglia ne ha messa in luce una: quella dei soldati che rimasero fedeli al Duca di Modena, e se oggi sono più numerosi coloro che ne sanno qualcosa è anche merito suo.

In esilio con il Duca. La storia esemplare della Brigata Estense è un libro che la studiosa ha pubblicato nel 2007 con il Cerchio e fa parte di una serie di ricerche sul Ducato che ella porta avanti da molti anni.

La prima parte del volume approfondisce il percorso dello stato modenese dalla restaurazione all’invasione sarda, la seconda entra invece nel vivo dell’argomento ricostruendo (in massima parte su documenti d’archivio) l’esilio dell’esercito ducale. Il ventaglio di fonti prese in esame è ampio e non manca nemmeno l’opuscolo scritto dai padri mechitaristi armeni di Sant’Antonio Abate, interessati alla commovente questione delle truppe del Duca e ligi al vecchio ordine. 

Il famoso generale Cialdini era nativo di Castelvetro di Modena, tuttavia la maggioranza dei suoi compatrioti non condivideva le sue idee liberali: soprattutto i contadini, ma anche gli abitanti della capitale, amavano il Principe Francesco V, uomo integerrimo che non riconobbe mai Napoleone III, né la casata che aveva usurpato il trono di Spagna. Sotto suo padre, Francesco IV, Modena era divenuta “lo stato più reazionario della Penisola” e il fulcro di intense attività controrivoluzionarie, tra cui quella della celebre rivista cattolica La Voce della Verità, per cui scrissero Monaldo Leopardi e il Principe di Canosa. Tuttavia, anche tra le sofferenze dell’esilio, la dinastia dimostrò di non aver perso la sua tempra, mantenendosi attiva nella guerra ideologica col sostegno senza compromessi ai Borbone Delle Due Sicilie detronizzati e al Pontefice.

È davvero un racconto istruttivo quello delle vite dei più di 3000 miliziani che dal giugno del 1859 seguirono i regnanti nel Veneto rimasto austriaco. Anche nei territori dell’Impero, i difensori degli Austria-Este subirono varie aggressioni da parte di gruppuscoli di sovversivi e si attirarono l’odio dei politici liberali, che chiesero lo scioglimento del piccolo esercito per evitare una crisi internazionale. Ciò evidenzia come nel Continente Europeo gli ideali rivoluzionari si fossero ampiamente diffusi anche tra i conservatori, che (più o meno consapevolmente) facilitarono l’azione disgregatrice operata progressivamente dai nemici della legittimità. Molti giovani fuggirono da Modena per unirsi alla brigata e ne accrebbero il numero sino a 5000 unità, ciononostante nel 1863 lo stesso governo asburgico costrinse il Duca a sciogliere la sua armata. Alcuni reduci si arruolarono nell’esercito austriaco, affrontando le difficoltà legate all’apprendimento della lingua tedesca, ma molti abbandonarono il servizio attivo ancora una volta a causa dell’odio dei liberali. Altri si imbarcarono in una nuova sfortunata ma onorevole avventura, seguendo l’Arciduca Massimiliano in Messico.

Elena Bianchini Braglia ha prodotto un testo che non scade mai nella polemica e che propone un quadro generale del periodo trattato abbastanza completo da essere pienamente apprezzabile anche dal lettore non specialista. Il saggio è ancora reperibile presso la casa editrice, ma non ne restano moltissime copie, è quindi il caso di procurarsene un esemplare – è un valido contributo da aggiungere alla propria biblioteca tradizionalista.


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