domenica 17 agosto 2025

Galline di Stato

Carta di identità per le galline 

Viviamo in tempi gloriosi. Tempi moderni, progressisti, digitali, intersezionali, che già sfiorano il paradiso in terra e… controllati fino all’ultimo capello. Gli esseri umani potrebbero non sapere chi sono, da dove vengono o dove stanno andando, in quella percezione fluida e non binaria di sé, libera da ogni oppressione, e altre idiozie, ma lo Stato sa quante galline hai, se depongono le uova, dove dormono e se hanno avuto contatti con un gallo senza aver prestato previo consenso. 

Il futuro è già ora. 

Da qualche anno, ma ora con più zelo che mai, le autorità pretendono che tu, caro amico, registri correttamente i tuoi polli. Sì, i tuoi polli. Non stiamo parlando di un allevamento industriale con migliaia di esemplari. Stiamo parlando delle tre galline ovaiole che tieni in cortile, che razzolano intorno alla legna da ardere, al pozzo e alle scorte di rosmarino o di mais. Quelle che producono uova che adesso non sapri se friggere o dichiarare all’erario. 

Perché ora si scopre che avere polli non registrati è niente meno che un attacco alla biosicurezza europea, un crimine contro il sistema agroalimentare e una potenziale minaccia per la salute su scala interplanetaria. Non registrarli, con il codice di allevamento, la tracciabilità, il numero identificativo e l’impronta fiscale, ti espone a un anatema amministrativo, a una visita del veterinario del Politburo o a una multa che ti lascia senza fertilizzante o mangime, regalandoti una vita peggiore di quella dei polli. 

E la libertà della campagna? E quel mondo che prospera tra campi, spighe di grano e chicchirichì? Questa non rientra più nei regolamenti. È stata sterilizzata dal Bollettino Ufficiale dello Stato. È stata messa in una gabbia burocratica. Ora, tutto ciò che è naturale è sospetto, tutto ciò che è spontaneo è irregolare e tutto ciò che è tradizionale è semplicemente in pericolo di estinzione… a meno che non abbia un chip, un certificato e un codice QR attaccato al deretano, laddove il Signore ha deciso che l’uovo debba uscire. 

I nostri nonni allevavano polli con la stessa conoscenza dell’alba e del raccolto. Non avevano un master in salute avicola, ma sapevano che una gallina felice, libera e razzolante produceva uova migliori di quelle comprate in negozio (quando c’erano i negozi). Oggi, se Tizio vuole continuare la tradizione e dare ai suoi nipoti un uovo fritto come si deve, deve registrarsi come allevamento avicolo, rispettare il Regio Decreto 637/2021, dichiarare il numero di capi e pregare che non gli venga imposto di attuare un Piano di Parità per le galline. 

E cosa verrà dopo? Uno psicologo del Comune per valutare il benessere emotivo delle galline? Un ispettore del Ministero delle Pari Opportunità per verificare che non ci sia machismo nel pollaio? Corsi obbligatori sulla prospettiva di genere animale? Campagne sul «No vuol dire no» per i galli insistenti?

L’umore ci abbandona, ma non l’ironia. Lo Stato che permette ai bambini di 6 anni di ricevere seminari sulla diversità sessuale in classe, perseguita una nonna che ha 5 polli non dichiarati nel cortile. Il sistema che legalizza tutti i tipi di aberrazione morale non tollera che una persona possieda polli senza un timbro UE. 

Perché la libertà rurale, l’autosufficienza, il legame con la terra, danno fastidio. Perché chi coltiva il cibo non ha tanto bisogno del supermercato, della catena o del sussidio: è libero, grazie alla libertà che gli dona il suo campo.

Signori, il pollaio è regolamentato dallo Stato. Il chiocciare libero è censito. La gallina che razzola senza documenti non è più una gallina felice che cerca nell’erba un insetto che rallegri la sua giornata: è una criminale. 

E voi, se continuate ancora un po’ di anima campagnola, se ricordate ancora l’odore del fieno, dell’erba tagliata, della legna accatastata, della stufa di ferro, del pane appena sfornato, della carne salata, che ricorda ancora il gran giorno in cui si uccide il maiale, fai silenzio. O meglio, fai il finto tonto. Ma non dirlo troppo in giro, potresti essere multato per gallinofobia strutturale. 

Vuoi avere qualche gallina? Registrale, dichiarale, paga e obbedisci. L’uovo non è più tuo. Appartiene allo Stato. 

Roberto Gómez Bastida
Círculo Tradicionalista de Baeza

Fonte: La Esperanza. Periódico católico-monárquico, 16 agosto 2025

L’articolo riguarda una legge spagnola, ma – grazie all'Unione Europea – può già arrivare (o forse è già arrivata) anche nella Penisola italiana.

Ringraziamo cortesemente la rivista «La Esperanza» per la cortese concessione a riprodurre l’articolo.

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