La mediocrità al servizio dei “pastori” che governano il mondo
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Nella società del tempo presente notiamo persone di assoluta mediocrità salire al vertice di imprese (pubbliche e private), imporsi ai più elevati livelli della pubblica amministrazione e della politica, con una equa distribuzione fra tutti i partiti. Il mediocre al potere è oggi vincente, grazie anche al diffondersi della cultura minimalista che, in nome della mediocrazia, lo premia.
Se risaliamo alle origini della mediocrità sociale osserviamo che la sua nascita coincide con il famigerato “Sessantotto”. La contestazione più celebre di quel tempo ebbe inizio con il negare ai professori delle università italiane il dovere di valutare gli studenti con scienza e coscienza. Ebbero così inizio gli anni del 18 “politico” e della concessione delle lauree a masse impreparate di studenti. La decadenza della meritocrazia cominciò a farsi strada.
Alcuni intellettuali usciti dalle università con il 18 (divenuto 30) politico, intrapresero carriere universitarie grazie alla politicizzazione ed incontrarono sul loro cammino un ministro dell’università che cancellò il periodo di laurea — che fino ad allora era stato di 5 o 4 anni, esclusa la laura in medicina — riducendo tutti gli altri a 3 anni più 2. Costui si chiamava Luigi Berlinguer, il primo comunista ad occupare quel dicastero. Ne conseguì l’abbattimento del merito. Per contro, fu distrutta la tradizionale architettura dell’organizzazione dello scibile umano, sostituendola con un confusionario e disorganico miscuglio di corsi e moduli dai nomi più improbabili. Si è così preparata la formazione di futuri professionisti su basi di sabbia che hanno avuto inevitabili ripercussioni. Il grande filosofo cattolico Romano Amerio avrebbe scritto che si è dato spazio al circiterismo [dal latino circiter, pressappoco: quindi pressapochismo] eretto a sistema di governo.
Il merito, che è sempre stato espressione di una minoranza, si contrappone alle istanze sostenute in modo generico dalle masse. La massa, come la storia ha dimostrato, ha sempre generato mediocrità e la società non può attingere al serbatoio della mediocrità se vuole superare, in modo indenne, le sfide che il tempo presenta. Ma oggi, nella realtà che ci circonda, i ruoli si sono invertiti e mediocri e scadenti si sono imposti alla guida della Società con conseguenze che tutti possono individuare.
Tutti noi siamo reduci da quell’esperienza che sociologi attenti hanno classificato con il nome di “tirannia dell’emergenza”. Tutto ebbe inizio con il fenomeno del terrorismo politico. Gli ordinamenti istituzionali dell’Occidente si dotarono di strumenti giuridici che esorbitavano dalla consuetudinaria gestione della cosa pubblica per sensibilizzare l’opinione pubblica contro il nemico, reale ed immaginario. I meccanismi liberticidi insiti nelle politiche dell’emergenza si sono rafforzati dopo i fatti statunitensi dell’11 settembre per poi imporsi radicalmente con l’allarme per il cambiamento climatico ed il panico planetario per la pubblicizzata pandemia da coronavirus. Si è così passati dai governi dell’emergenza ai governi delle precauzioni che hanno voluto ed imposto l’azzeramento dei rischi usando tutti gli strumenti possibili. Così l’emergenza da provvisoria è diventata stabile e permanente.
Tutti noi ricordiamo l’esperienza del green pass, la cui temporaneità fu sostenuta dai governi con vigore, proprio per farla ingoiare all’opinione pubblica a causa delle drastiche limitazioni che imponeva alla società. Superata quella sofferta esperienza, apprendiamo che Commissione UE ed OMS stanno lavorando al progetto di elaborare un green pass globale contro future, ipotetiche pandemie. Gli effetti della nuova limitazione delle libertà individuali sono la decadenza delle garanzie, dei diritti e delle libertà, con la torsione autoritaria del sistema che potrà introdurre elementi di controllo sempre più capillari. Si evoca mediaticamente lo spettro della morte per terrorizzare i cittadini e renderli ciechi ed obbedienti. La minaccia del rischio di morte diventa il dispositivo per la moralizzazione del vivere civile e dei costumi oltre che un segnale che preannunzia la fine della libertà. Nasce la teorizzazione di una nuova correlazione: la libertà è alleata con la morte ed allora è necessario che la società regredisca a uno stadio dove è la mano invisibile del governante a dettare le regole della sopravvivenza. Che ci porta a gettarci nelle braccia della tirannia per poter allontanare la morte. Così nascono le nuove politiche di controllo e sorveglianza dell’uomo ove il terrore gioca un ruolo essenziale.
L’utilizzo dell’uomo mediocre è di fondamentale importanza in tale strategia.
Non a caso i mediocri alla guida di giornali che non ammettono opinioni divergenti, opportunamente tacciate di “negazionismo”, portano avanti la teoria dell’emergenza per imporre la necessità di una nuova burocrazia che si è andata a sovrapporre, non sostituendola, a quella abituale, con una differenza: la burocrazia dell’emergenza produce meno garanzie di controllo da parte del cittadino per la pretesa necessità di dover decidere in fretta e senza troppi intralci.
Così nasce la tirannide della nuova burocrazia, o burocrazia dell’emergenza, la quale si impone sul mediocre ceto politico finendo per controllarlo come è accaduto nell’esautorazione del Parlamento da ogni decisione, nell’esperienza della pandemia da Covid. In quella dolorosa esperienza, la burocrazia dell’emergenza si è appoggiata ai mezzi di informazione per sviluppare la tirannide. Le informazioni sono state veicolate in base alla convenienza di chi gestisce il potere. È scomparsa la versione “critica” della situazione ritenuta dal potere una “opzio–ne dissonante” che non deve essere veicolata e se necessario scatta la criminalizzazione di chi se ne fa portatore.
Riteniamo nostro dovere insistere sulle conseguenze politiche del tempo della pandemia perché è giunto il momento di riflettere pubblicamente.
Qualche tempo fa il World Economic Forum ha pubblicato uno studio ove leggiamo apertamente che le misure adottate per la pandemia hanno dimostrato che le persone possono essere forzate per adottare comportamenti restrittivi delle tradizionali libertà. Comportamenti elogiati e definiti virtuosi. Ma che, in realtà, possono ricevere un’altra definizione, come ad esempio “gli effetti gregge”.
Lo studio del WEF si riferisce proprio a questo: la gente, se è condotta dai media e dalla politica, attraverso un’azione coordinata, sviluppa un “effetto gregge” talmente efficace che gli si può ordinare qualsiasi cosa.
L’Unione Europea, nel corso di questi ultimi anni, ha prodotto errori su errori, facendoli pagare ai sistemi produttivi dei Paesi membri. Vogliamo ricordarne alcuni? Si va dallo smantellamento degli approvvigionamenti autonomi delle reti gas gestite dai vari Paesi secondo le esigenze di ciascuno che l’UE ha imposto in questi venti anni per un pregiudizio ideologico, per giungere alle sanzioni applicate contro un Paese più grande dell’Europa stessa. Cosa hanno prodotto? Un enorme danno per i singoli Paesi dell’UE.
Ormai il lavaggio del cervello è già avvenuto. E allora non meravigliamoci se ci vorranno imporre nuovi lock down climatici per far diminuire le emissioni di anidride carbonica.
In tutti questi avvenimenti è spontaneo constatare il tramonto del ruolo statuale. Non solo perché già si intravedono i comportamenti di entità internazionali, fuori da ogni controllo convenzionale, le quali, in maniera totalmente autonoma, elaborano strategie politiche che colpiscono la vita umana in ogni suo aspetto e le trasmettono ai governi sotto forma di agenda da seguire. Siamo in presenza di un vero e proprio tentativo di superare il modello politico della democrazia parlamentare per approdare alla post democrazia dalle connotazioni totalitarie.
E allora ci piace chiudere queste riflessioni condividendo l’interrogativo che si è posto l’acuto giornalista Boni Castellane: «non sarà che “i pastori” che governano il pianeta ritengono ormai superfluo tenere in piedi lo spettacolo democratico e preparano il nuovo mondo della semplice conduzione del gregge tramite conferenze internazionali e influencer addomesticati?».
Il Presidente degli Incontri
Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine
della Legittimità Proscritta
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