Jean Ousset, L’azione. Manuale per una riconquista cattolica politica e sociale, Il Giglio, Napoli 2016, p. 232, € 15
Molti pensano che la politica sia l’attività dei partiti: è il primo grande errore.
Questa è soltanto una politica, e neanche la migliore: anzi è la peggiore.
E questo è il dato di partenza. Procediamo per schemi.
Alla domanda «che cosa bisognerebbe fare di fronte alla situazione attuale che abbiamo sotto gli occhi?» è un luogo comune che molti rispondano: «un partito; ci vorrebbe un nuovo partito».
Come farlo? «Beh, dobbiamo essere in tanti».
Per ottenere quale risultato? «Per avere deputati, per avere senatori».
Ma è veramente così? No.
Intanto, il partito è una forma innaturale di aggregazione: è di derivazione ideologica; e come tutte le ideologie tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 mostra tutti i suoi limiti e i suoi fallimento.
Non è una comunità naturale, non è un corpo intermedio. Nascendo, non ci si iscrive a un partito, si fa parte di una famiglia, si frequenta una parrocchia, ci si iscrive a una organizzazione di lavoro, a un ordine professionale. Non ad un partito.
Un partito è soltanto una piccola frazione che diventa setta, spesso di carattere ideologico.
Quello su cui bisogna puntare per fare politica, per fare un’altra politica, è ciò di cui parla Jean Ousset nel suo libro. Egli afferma che bisogna rivitalizzare le gerarchie naturali, bisogna rivitalizzare i corpi in cui si articola la nostra società: le famiglie, le parrocchie, le associazioni professionali, le realtà di ordine civico, i municipi (i municipi storici, naturalmente, non la burocrazia comunale): sono quelli che si chiamano corpi intermedi nella Dottrina Sociale della Chiesa.
Il lavoro che Jean Ousset ha fatto, da questo punto di vista è esemplare: lui non era soltanto un teorico, ha realizzato un’azione profonda, non soltanto in Francia ma anche nei Paesi francofoni e in parte dell’Africa, formando decine, centinaia, di quadri dirigenti che ancora adesso operano.
Ousset era il teorico dei piccoli gruppi, dei piccoli gruppi decisivi, e nella politica attuale – e qui veniamo all’Italia – ad essere sempre più decisivi sono i piccoli gruppi, non i partiti, nei quali gli iscritti poco e niente contano.
Abbiamo parlato di esempi storici: ne cito uno soltanto. Qualcuno pensa che la politica sia fatta dalle masse, ma non è così. Se vogliamo prendere l’episodio chiave della storia che noi attualmente viviamo, dobbiamo riconoscere che viviamo ancora le conseguenze della rivoluzione francese, in gran parte per le sue idee, che si sono affermate largamente.
Vittorio Messori, il noto scrittore cattolico, ha fatto un lavoro di ricerca importante: ha calcolato quanti fossero i protagonisti degli avvenimenti rivoluzionari del 1789. Ha contato gli iscritti ai club giacobini, che erano quelli che fecero esplodere la rivoluzione, la sua ala estremista, e gli iscritti ai club girondini, che come sapete erano l’ala moderata – per così dire – della rivoluzione francese. Trovate i dati nel libro di Vittorio Messori, Pensare la storia (1992).
Sono disponibili le liste degli iscritti alle sezioni dei sanculotti, giacobini e girondini, dei nomi dei firmatari delle varie petizioni e delle infinite descrizioni di testimoni oculari dei momenti che furono detti di massa, come la presa della Bastiglia. Ebbene: agli avvenimenti del 1789 parteciparono in tutto poco più di 6.000 persone. E Parigi all’epoca aveva quasi un milione di abitanti. E noi viviamo ancor oggi le conseguenze di quei fatti.
E quanti erano i seguaci di Lenin, a quella frazione del partito comunista che all’epoca si diceva bolscevica, cioè la corrente di maggioranza della socialdemocrazia russa[1] (ma la “maggioranza” di Lenin è un concetto politico, non numerico, cioè quelli che assumono il controllo del partito. era questo il senso di bolscevico). Ebbene, gli iscritti – non i soli quadri dirigenti, tutti gli iscritti – erano unicamente 23 mila, in una Russia che nel 1914 contava ben 175 milioni di abitanti.
Inoltre, commenta giustamente uno studioso controrivoluzionario, che «non ci furono in Russia 100 persone che capissero che cosa stava succedendo». Cioè una rivoluzione, non soltanto una sommossa per il mancato approvvigionamento delle truppe.
Dunque? La questione non è quindi numerica, ma di formazione. Non solo teorica, ma all’ azione.,
Peraltro va sottolineato che il partito politico, come istituzione, è declinante: la partecipazione alle urne, come potete constatare di elezione in elezione, è sempre più bassa, anzi è crollata. Vi ricordo le cifre delle ultime elezioni politiche nelle regioni del Sud, che sono quelle soprattutto al centro della nostra attenzione (ma il dato è generale): in Campania ha votato il 53% della popolazione, in Calabria il 50,8%, in Basilicata il 56%, in Molise il 56%, in Puglia il 57%; in nessuna regione, salvo l’Abruzzo, si è raggiunta la quota del 60%. L’Abruzzo è l’eccezione, essendo arrivata al 63%) Nella città di Napoli ha votato appena il 50,7% degli elettori persone con un crollo del 14,6% rispetto alle precedenti elezioni. E vorrei ricordarvi che alle elezioni comunali di Napoli, di ottobre 2021, le ultime che si sono tenute, ha votato appena il 47,1% degli aventi diritto.
I partiti sono sempre meno credibili, tutti i partiti sono sempre meno votati. Questa politica, la politica partitica è sempre meno più interessante ed, è sempre meno decisiva. A Palermo, l’altra grande metropoli del Sud, alle ultime elezioni (7 luglio 2022), ha votato il 41,8% degli aventi diritti: minoranze di minoranze di minoranze…
All’interno di questo discorso, può essere utile un gruppo bene organizzato dal punto di vista digitale, capace di gestire i nuovi media, che assicurano spazi di visibilità (non voglio farne la apologia e questo non vuole essere minimamente un invito a mettersi a contare i “like” dei post). Non è qui la questione, è molto di più: è quella di riuscire a farsi seguire e di essere capaci di fare un lavoro di animazione costante attraverso questi media. Ma certamente questi social media offrono degli spazi.
Un gruppo piccolo, bene organizzato, dottrinalmente prima di tutto, naturalmente disposto ad impegnarsi, capace di utilizzare questi nuovi media, può svolgere un’azione importante, fino ad essere decisivo almeno a livello di politica locale. Poi, confederandosi con altri gruppi, può svolgere anche un ruolo nazionale.
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