Per scaricare l'intero numero in pdf cliccare qui
Elogio del cibo naturale
Da quando Bacone concepì la scienza come l’unico elemento in grado di realizzare il dominio dell’uomo sull’uomo, lo scientismo non si è più fermato. Attraverso di esso, la Rivoluzione ha percorso un lungo cammino per raggiungere un nuovo obiettivo: il dominio dell’uomo sull’uomo. Tutto ciò anche attraverso le modifiche del cibo in nome dell’ideologia biotech.
Avanza perciò, lungo la linea dell’orizzonte, una visione transumanista del mondo. Essa sogna il trionfo dell’intelligenza artificiale, allontanandosi dalla natura. E non ha risparmiato nessun settore del Creato. Oggi, anche l’agricoltura tradizionale è diventata nemica di questo mondo, il quale cerca di imporsi alle nuove generazioni attraverso le diversità che, in teoria, dovrebbero difendere la natura. Questo mondo pensa di essere onnipotente e tende a manipolare la natura attraverso la genetica. È la rappresentazione di una nuova società che risulta affascinata da tutto ciò che è informatico, digitale e virtuale.
Torniamo all’ideologia biotech. Sono suoi figli i promotori del cibo sintetico, nelle cui mani si detiene il potere dell’informazione. Costoro si sforzano di far passare chi è contrario al sintetico o che avanza dei dubbi sul prodotto, per oscurantisti. E’ evidente il sorgere di una nuova battaglia tra campagna e diversa produzione del cibo, tra il cibo prodotto in laboratorio e la dimensione naturale. Perché con il cibo sintetico si vogliono riscrivere le regole di produzione e di consumo alimentare.
Il cibo che si produce in laboratorio rappresenta la negazione della storia ultramillenaria dell’agricoltura. La filiera non esiste più e le stalle si vanno drasticamente riducendo. Tutto è stato completamente distrutto dalla furia europeizzante.
Il protagonismo dell’Unione Europea in tale settore è allarmante. Infatti, una inspiegabile quanto pericolosa stranezza, avanza da questa organizzazione: è il cibo sintetico o artificiale che ci sta presentando la carne in provetta come l’elemento di salvezza del mondo. Da noi è ancora un prodotto da sdoganare, ma come al solito, è solo questione di tempo. (Il governo del nostro Paese ha vietato la carne artificiale, ma se l’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare (SIC) decidesse di dar il via libera a questi prodotti, l’Italia non potrebbe opporsi, legge o non legge).
Sono in corso vari progetti dell’Unione Europea che finanziano la ricerca sui cibi artificiali. La ricerca, nelle apparenti intenzioni dei promotori, ha lo scopo di salvare il mondo. In realtà sta sorgendo un nuovo potere monopolistico dei cibi, per cui quattro o cinque proprietari di tecnologie brevettate, potranno decidere come sfamarci.
Ormai siamo in piena rivoluzione alimentare. Cogliamo l’esempio che ci viene da Bruxelles. L’Unione Europea ha reso lecita la possibilità di produrre delle farine, traendole da alcune tipologie di insetti, grilli, larve di vermi e locuste, destinate all’alimentazione umana. Il fine dichiarato che muove la volontà europea sarebbe la sostenibilità.
Quando l’Unione Europea interviene con i suoi provvedimenti non c’è da stare sereni. Guai in vista. Questa è la grande lezione che abbiamo appresa dal nostro saggio e grande pensatore nonché maestro di dottrina politica, don Francisco Elias de Tejada.
Si profila una nuova battaglia per una ambigua trasparenza dell’Unione Europea su ciò che mangiamo e beviamo. La nuova normativa sui pesticidi, apparentemente, sembra che voglia rassicurare i consumatori ma, in realtà, nasconde un trucco per favorirne un maggiore utilizzo.
Quando leggiamo sulle etichette imposte dall’Unione Europea “zero pesticidi”, ciò non significa la loro assoluta assenza. L’etichetta tiene conto solo della concentrazione di pesticidi generalmente superiori allo 0,01 mg/litr. o kg. non della presenza di quelli inferiori a tale volume. Ciò consente la diversificazione delle molecole di pesticidi sulle colture, utilizzandone ciascuna in piccole quantità e di conseguenza è possibile garantire che la concentrazione di ciascuna di esse misurata singolarmente nel prodotto finito, rimanga al di sotto della soglia prefissata, aumentando l’impatto cumulativo e creando, di conseguenza, effetti tossici sull’uomo, sulla biodiversità e sulla contaminazione del suolo e delle acque.
Sorge il sospetto che la salute pubblica non interessi realmente all’Unione Europea. Non a caso il dibattito politico non ne fa alcun cenno. Perché? Probabilmente un mondo di persone malate può essere il reale obiettivo di alcune scelte politiche, a prescindere dalla retorica su un mondo sano in un ambiente sano.
Tutto ciò urta la sensibilità del tradizionalismo. Il patrimonio storico che vogliamo difendere è immenso ed è chiaramente all’opposto di questa nuova visione europeizzante. Queste farine, lo scriviamo con convinzione, producono allergie. E l’allarme è stato già dato: il carapace del grillo contiene chitina, che può dare problemi alle persone allergiche. Per non dimenticare che sul mercato nazionale esistono già delle proposte tendenti a realizzare dei cracker contenenti farina di grillo.
Siamo ormai in presenza di una minaccia per l’alimentazione quotidiana. Essere contrari alla bistecca artificiale non è oscurantismo, ma difesa della tradizione viva della nostra storia alimentare.
È necessario diventare consapevoli sulla necessità di tornare a difendere la sovranità alimentare, perché essa rappresenta la sicurezza sulla trasparenza relativa alla provenienza degli approvvigionamenti. Apprendiamo dalla stampa che la maggior parte degli ingredienti del cibo sintetico è segreta. Perché? La risposta è sorprendente: per ragioni commerciali. Allora tale segretezza non ha nulla a che spartire con l’obiettivo spesso pubblicizzato di voler sfamare il mondo.
Vi è una regola antica quanto aurea. Il cibo deve rispettare la stagionalità e la freschezza. Occorre assaporare gli ingredienti che devono risultare semplici ed autentici. Occorre privilegiare il così detto chilometro zero. Una ulteriore regola fa riferimento alla memoria che possiamo inserire alla base della tradizione alimentare. Il ricordo, associato al sogno, diventa esperienza. Detenere la migliore ricetta della mamma o della nonna, dalla pasta al dolce, significa conservare le radici. Perché la cucina non racconta solo il cibo che la contiene, ma è la protezione di affetti e consuetudini che infondono sicurezza e serenità.
Una luce di speranza per il trionfo del cibo naturale si intravede in molte campagne di quello che fu il regno di Napoli. Molti agricoltori hanno abbandonata l’agricoltura convenzionale per convertirsi a quella biologica. Così agendo, è stato eliminato l’utilizzo di concimi chimici e diserbanti. È stata riscoperta la coltivazione della varietà di grano duro “Senatore Cappelli”, caratterizzata da scarsa produttività ma dalla dote eccezionale di resistere agli attacchi di diversi parassiti senza l’ausilio di trattamenti chimici. La farina che si ottiene si presta alla trasformazione in pasta per l’elevata digeribilità, dovuta ad una ridotta presenza di glutine.
Una recente indagine sui marchi di pasta più diffusi in Italia ha rilevato la presenza di sostanze allarmanti come il Don, il glifosato e il cadmio nei chicchi. Il Don è un componente tossico prodotto da alcuni tipi di funghi, che in determinate circostanze climatiche possono produrre micro-tossine. Il Glifosato è un potente erbicida, mentre il Cadmio è un metallo pesante che può penetrare negli alimenti durante i processi di coltivazione o, in quantità significative, è altamente tossico per l’organismo umano. L’autorità europea è intervenuta esclusivamente per limitare, sia pure rigorosamente, tutte queste sostanze nelle loro percentuali tollerate per la sicurezza alimentare. Ma, accurate analisi, hanno accertato che queste sostanze sono ancora state trovate in eccesso in vari marchi di pasta distribuiti in commercio. L’accusa che si rivolge a questi marchi “spregiudicati” è quella di mescolare grano coltivato in casa con varietà non UE soggette a norme meno rigide (come il grano importato dal Canada).
Il grano Senatore Cappelli è ottenuto da una selezione genealogica di chicchi che contengono ariste, filamenti presenti in piante erbacee e coltivati in specifiche zone collinari, solo da agricoltura biologica. Questo grano è esente da qualsiasi contaminazione di metalli pesanti, non ha subito alcuna modifica che si ritiene renda difficile l’assorbimento e quindi provochi intolleranza al glutine. Inoltre tale grano non ha mai subito alcun tipo di manipolazione genetica e non vengono utilizzati pesticidi o fertilizzanti per coltivarlo, preservando così il suo sapore unico e le sue caratteristiche benefiche. La pasta che si produce ha un maggiore contenuto di lapidi, aminoacidi, vitamine e minerali ed ha una maggiore digeribilità.
Di qui nasce il nostro appello allarmato al fine di difendere il cibo naturale.
Il Presidente degli Incontri
Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine
della Legittimità Proscritta
Nessun commento:
Posta un commento