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È tempo di Quaresima
Più volte si è ripetuto, con convinzione, che noi Carlisti dobbiamo attraversare il deserto. E nel deserto non c’è bene più prezioso della sorgente d’acqua. Ecco lo scopo del nostro digiuno: tornare ad apprezzare il valore dell’acqua. Che è l’essenza della vita. Essa è alla base di ogni forma di vita conosciuta. Ad essa è dovuta la stessa origine della vita.
Per noi Carlisti l’acqua è l’alimento indispensabile dell’approfondimento dottrinale e il pane l’alimento fondamentale per interiorizzazione la dottrina tradizionalista. Approfondimento ed interiorizzazione ci donano la forza e la sicurezza per tenerci lontani dalle tentazioni di un fatale compromesso con la modernità.
Un tempo si diceva che la Quaresima è il momento per dominare gli istinti e le voglie. E quando giungeva il giorno di Pasqua, il sapore dei cibi prelibati era eccezionale.
La quaresima deve essere vissuta come un momento di liberazione. Dal peccato innanzi tutto; dal compromesso con il lassismo quotidiano successivamente. Perché ogni buon cristiano deve tornare a ritenersi un soldato.
Il soldato cristiano deve attenersi scrupolosamente ad una serie di regole. Come la rinuncia a qualcosa: nel settore del cibo, del fumo, dei social. Piccole rinunce, ma indispensabili per potersi definire soldati di Cristo.
Possiamo perciò dire che nel tempo di quaresima si devono compiere dei sacrifici. Il sacrificio trasforma. E realizza quel gesto rituale attraverso il quale determinati beni (oggetti, cibo, ecc.) vengono tolti dalla condizione propria per essere consegnati al mondo del sacro attraverso la rinuncia.
Il cammino quaresimale tende alla piena conversione per aprirci ai doni di Dio. E il più grande di questi doni è stato offerto dal Suo Figlio Unigenito. Che ha prodotto il sacrificio per eccellenza con la morte sulla croce.
Da questa drammatica esperienza scaturisce il nostro amore per la Chiesa da Gesù Cristo istituita prima di essere crocifisso e la Santa Messa tradizionale.
Dobbiamo sempre ricordare che nella Santa Messa si celebra l’atto sacramentale dell’Eucarestia. Ed attraverso questo atto, il sacerdote offre il pane e il vino a Dio che per opera dello Spirito Santo diventano realmente “il corpo” e il “sangue” di Cristo, quello stesso corpo e quello stesso sangue offerti da Gesù stesso sulla croce. L’altare cristiano perciò diventa la croce sulla quale in ogni santa messa si avvera lo stesso e identico scempio (benché incruento) della vittima innocente: l’agnello pasquale, cioè Gesù.
Forte di questa convinzione, il Carlista affronta il cammino quaresimale per rifiutare di arrendersi all’idea dell’uomo astratto che si è affacciato sul palcoscenico della storia con la nascita della Modernità che, in questo caso, coincide con il trionfo dell’idea di Europa.
Nei secoli in cui trionfava la Cristianità, scrive don Francisco Elias de Tejada, la società era ordinata gerarchicamente ed organicamente. «Ogni uomo si inquadrava in un corpo di gruppi sociali: religiosi, come gli ordini e le confraternite; militari come gli ordini cavallereschi e le altre istituzioni dell’esercito; politici come gli “stati”; economici come le corporazioni. E questo non significava che quella società fosse immobilistica: infatti lo sforzo personale messo al servizio della comunità nelle armi, nelle lettere, nel sacerdozio e nelle funzioni pubbliche permetteva l’accesso dell’inferiore ai gradi superiori del corpo mistico che era la società, proteggendo in cambio coloro che avevano già subito dei crolli rovinosi prodotti da sfasamenti occasionali o da situazioni anomale».
Il nostro cammino quaresimale deve sempre avere l’idea di quella che fu la solidissima struttura sociale della Cristianità. E teniamo in mente le parole del nostro citato maestro di idee: «La comunità organica cristiana costruita sulle basi di uomini concreti, si configurò così come un solido edificio sociale, corrispondente politico delle cattedrali romaniche e gotiche di pietra, e delle cattedrali di idee che erano le Summae Scolasticae. Politica, arte e filosofia erano così sempre un fedele riflesso adaequatio intellectus et rei, dell’armonioso ordine universale scoperto dalla genialità di Sant’Agostino».
Una delle caratteristiche del tempo presente è quella di non pensare. Per lo meno di non pensare a sufficienza sullo stato di deriva della società. Oggi assistiamo all’atto finale della perdita del senso organico della società. Alla struttura verticale dei corpi sociali concreti è stata opposta la struttura orizzontale dei gruppi secondo criteri ideologici avulsi dalla realtà sociale ed in opposizione ad essa. Lo spirito individualista è prevalso abbattendo tutte le barriere politiche preesistenti.
Natura e storia sono state separate: «e con questo – ribadisce Elias de Tejada – si crocifigge l’uomo, che è natura costituita dalla storia aggrumatasi nella tradizione».
Percorriamo il cammino quaresimale consapevoli dell’epoca nella quale ci troviamo e non temiamo di essere sconfitti. Non lo saremo se faremo con onestà e diligenza il nostro dovere. .
Il Presidente degli Incontri
Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine
della Legittimità Proscritta
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