martedì 10 maggio 2022

In difesa della storia regionale

In difesa della storia regionale

di Francesco Bagatta

a cura di Riccardo Pasqualin



Abbiamo ritenuto utile riproporre ai lettori del 2022 un breve appello risalente al 1873 del Conte Francesco Bagatta, un cattolico veneto dell’Ottocento, per l’insegnamento e la valorizzazione della storia regionale. L’autore aveva compreso la problematicità della costruzione di una narrazione storica “nazionale” in una zona del continente europeo che è rimasta per un lunghissimo periodo divisa.

In un’area geografica come quella della Penisola, approcciarsi ad una dimensione “regionale” della storia è meno facile di quanto si possa pensare, ma è necessario in ragione della lunga separazione intercorsa tra i territori italici e della comprensione di peculiarità e processi locali. Da un lato c’è sempre il rischio di “regionalizzare” le storie municipali (errore grave in una terra in cui le identità cittadine sono il primo senso di appartenenza e il più forte), dall’altro di slegare o di non inserire adeguatamente dei fenomeni locali in contesti più ampi (ad esempio continentali o persino mondiali). Bagatta è uno storico ottocentesco con la sua mentalità e i criteri metodologici di uno studioso della sua epoca, tuttavia le sue parole sono significative: non si tratta delle rivendicazioni di un veneto contemporaneo, ma di un uomo di quasi centocinquant’anni fa, eppure esse restano tuttora insoddisfatte e (sostanzialmente) ancora attuali.

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Il culto della storia è il culto prediletto, ed oggi se ne indagano colla maggior cura i documenti, rovistando gli archivi e disseppellendo diplomi e registri di pubblici atti che gettano nuova luce sui fasti de’ nostri avi.

È deplorabile che in mano alla gioventù non solo, ma di persone ancora che attendono ad alta coltura, fra gl’insegnamenti scolastici e le preferite letture, non si dia luogo allo studio profondo, oltreché delle vicende municipali, anche degli avvenimenti accaduti nelle varie regioni nelle quali per tanti secoli fu divisa l’Italia: giacciono da un canto, o poco meno, cronisti e scrittori ai quali non si aprono che di straforo le aule delle scuole popolari. Eppure parecchi di loro meritano attenta considerazione, e colui che sapesse e volesse col loro aiuto compilare la storia rischiarata dalla buona critica e coordinata alle vicende generali d’Italia e di Europa, raggiungerebbe una meta proficua e desideratissima. La storia è la maestra della vita, ha scritto il grande arpinate (*); e noi aggiungeremo, tanto nelle pubbliche che nelle cose private.


Fonte: F. Bagatta, Una interpretazione di un documento e di un passo di Dante, appendice in Alessio De Besi, Della necessità di tornare allo studio di Dante a proposito di una traduzione in veneziano del Divino Poema, Merlo, Venezia 1873, p. 21.


(*): Cicerone, Dell’Oratore, II, 9, 36: «la storia, testimone dei tempi, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, rivelazione del passato» (trad. BUR, 2021).


 

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