Anche quest’anno è arrivato il 2 giugno, ricorrenza del referendum che nel 1946 segnò la nascita della repubblica in Italia. In questo anniversario ripenso spesso ai racconti scarni (altri furono nella sua esperienza di vita gli eventi che considerava importanti), ma interessanti, di mio nonno materno, nato a Camponogara, paesino della Terraferma veneziana, nel 1924: «Votai per la repubblica, sì. Anche diversi preti indicavano di votare così» («A go votà republica anca mi, sì. Anca i preti i ne disea che ‘ndava ben fare cussita.»). Nel suo comune vinse la repubblica.
Per quanto Camponogara sia compresa nell’attuale provincia di Venezia, fa parte della Diocesi di Padova e non è fuori luogo congetturare che i sacerdoti presenti nella zona, provenendo dal Seminario patavino, avessero ancora presente il ricordo dei professori ottocenteschi minacciati e aggrediti dai sostenitori della monarchia sabauda. Forse nel cuore di alcuni nemmeno il 1929 riuscì a sanare del tutto la vecchia ferita, o forse si trattò di semplice conformismo e del desiderio di “tirare avanti” oltre le turbolenze in attesa di tempi migliori (problema antico del clero italico).
Data l’atmosfera della giornata, ho ritenuto opportuno restare a casa e rileggere un vecchio libro: Valore eterno della Monarchia di Luigi Athos Sottile d’Alfano, pubblicato dalla casa editrice La Mediterranea di Napoli nel 1950.