domenica 11 maggio 2025

Elegia per Juan Fernando Segovia

Maestro, Amico e Soldato di Cristo Re




I. Il maestro

Nell'ora in cui l'anima vola verso il suo eterno destino, il nome di Juan Fernando Segovia non viene pronunciato solo con la tristezza della dipartita, ma con l'onore dovuto al maestro che è stato e all'esempio che lascia.

Un Maestro in senso classico, che non si limita ad insegnare, ma a formare. Ha formato generazioni non solo nelle aule di Mendoza o dalle cattedre universitarie, ma in quell'ambito più alto dove la filosofia diventa vita e la vita è ordinata verso la verità. Sulle pagine di «Verbo», nelle conferenze della Comunione tradizionalista, nei congressi e negli incontri in cui era in gioco il destino del pensiero ispanico, la sua voce risuonava di quella serena chiarezza che possiede solo chi ha bevuto alle fonti pure del tomismo e della filosofia realista.

Non ha mai cercato una vuota originalità o una retorica brillante. Ha seguito la strada dei saggi che sanno che l'unico vero progresso consiste nel ripetere il perenne. Nelle sue mani, la critica dei moderni diritti umani, del costituzionalismo sradicato e della falsa libertà è diventata non una semplice demolizione, ma un annuncio e una restaurazione dell'ordine naturale e cristiano.

II. El cavaliere nella buona battaglia

Ma il Maestro era anche un cavaliere. Chi è stato al suo fianco, nelle battaglie intellettuali e politiche, sa che non ha combattuto solo dalla cattedra o con la penna. Ha combattuto, come comanda l'Apostolo, la buona battaglia. Non ha mai evitato le sfide del secolo. Non si è mai ritirato nella comodità della neutralità accademica. Il suo pensiero era una spada: forgiata nella tradizione cattolica, temprata nella retta ragione e brandita con coraggio.

Non era un pensatore da scrivania o un contemplatore isolato. Ha percorso la lunga strada dei congressi, dei convegni e delle conferenze, attraversando città e nazioni, portando la luce della verità a discepoli, colleghi e al pubblico di tutto il mondo ispanico. Dovunque era chiamato, andava generosamente e senza vanagloria, non come uno che cerca ascolto, ma come uno che risponde al dovere di insegnare e di servire. E il suo insegnamento non è stato solo una parola passaggera: dovunque parlava, seminava radici che oggi cominciano a portare frutto negli uomini, nelle istituzioni e nelle opere che continuano la lotta e la semina. Il suo insegnamento è stato un pellegrinaggio e il suo pensiero una testimonianza vivente.

Lo si vide rifiutare le capitolazioni dei tiepidi, i compromessi dei "moderati" e le illusioni del liberalismo travestito da cattolicesimo. E il suo sforzo non è stato solitario: fu uno dei vari che, senza cercare nome né onore, hanno difeso la bandiera del pensiero cattolico tradizionale e dell'applicazione delle verità perenni nell'ordine sociale e politico, dove la legge naturale e la Rivelazione tracciano la via della vera giustizia.

III. Amico franco

Ma la sua memoria oggi non ci richiama solo il Maestro e il Cavaliere. C’è anche l'amico.

Juan Fernando Segovia era un amico franco e leale. Non si sottraeva mai a conversazioni difficili, né a critiche oneste. Nei suoi modi brillava quella virtù ispanica che unisce la nobiltà d'animo alla semplicità. Sempre pronto a bere un bicchiere, sapeva che il dialogo tra amici non è un semplice chiacchiera: è un sacramento laico dove si condivide non solo il pensiero, ma la vita.

Era amico di molti, ma soprattutto amico della Verità. E quell'amicizia lo ha reso sempre disponibile, sempre disponibile all'ascolto, sempre semplice in mezzo alla sua grandezza.

IV. Soldato di Cristo Re

In ogni parola e in ogni gesto, il suo cuore batteva al ritmo di una certezza che non si impara nei libri: la speranza del Regno di Cristo.

Quando parlava di Cristo Re, la sua voce era pervasa da un'emozione che era insieme fermezza dottrinale e serena passione spirituale. Non era la ripetizione di uno slogan politico. Era l'annuncio di chi sa che la storia ha un senso e un fine, e che questo fine è la regalità sociale e spirituale di Nostro Signore.

La sua penna era la sua spada. E quella spada non si arrese mai.

V. Conclusione: nella vera Patria

Oggi che il maestro se n'è andato, non piangiamo la sua assenza come chi non ha speranza. La morte non è stata per lui naufragio o perdita, ma adempimento del dovere e transito verso la vera Patria, dove cessa il combattimento e regna l'ordine definitivo.

La sua voce non risuona più nelle aule o nelle sale di questo mondo. Tuttavia, il suo insegnamento rimane. Non come un semplice ricordo, bensì come un seme fecondo, nei discepoli formati, nelle opere ispirate e nell'intelligenza con cui ha saputo proiettare l'insegnamento dei grandi maestri nelle circostanze del nostro tempo.

Il suo pensiero, radicato nella tradizione politica e giuridica ispanica, non si limitava a salvaguardare ciò che riceveva. Egli – come si conviene agli eredi affidabili – seppe rinnovare la presenza della Verità nell'ora che gli fu data. E così, la sua vita non è stata solo una testimonianza: è stata una semina. Una semina che continua a dare i suoi frutti nella lotta che continua.

Il suo compito nel tempo affidatogli è stato portato a termine. E noi, che siamo ancora in trincea, continuiamo la stessa battaglia, sapendo che ciò che egli ha iniziato qui sarà ricapitolato in Cristo Re.

Requiescat in pace.

Maestro. Amico. Soldato di Cristo Re.

Óscar Méndez


L'articolo origianle è apparso il 10 maggio 2025 sulla rivista «La Esperanza», che ringraziamo per la cortese concessione di tradurre questo omaggio alla indimenticabile figura di Juan Fernando Segovia

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