In questi giorni nel Veneto alcuni musulmani vicini al Partito Democratico si sono dichiarati contrari al Ddl Zan. Il sodalizio è finito? I vecchi amici hanno litigato?
I progressisti italici più informati rischiano di andare
seriamente in confusione, ma fino ad ora la loro risposta alla “defezione
islamica” è stata il silenzio. Davvero nessuno tra loro aveva immaginato di
essersi allevato una serpe in seno?
Un altro esempio di ipocrisia dei “nostri” liberal è la loro abitudine a sbraitare contro i “nemici dell’Europa”, eppure, come tutti i lettori sapranno, la Spagna ha recentemente subito gravi mancanze di rispetto e veri e propri attacchi da parte del governo marocchino, ma nessun progressista si è lamentato. Taluni nemici sono meno nemici degli altri…
In Italia il progressismo ha uno strano rapporto con il
Marocco e lo abbiamo notato anche questa settimana.
Ma facciamo prima un passo indietro. Alla fine del 2014, l’allora
sindaco di Padova Massimo Bitonci (Lega), rifiutò di incontrare il console
marocchino Ahmed El Khdar che chiedeva uno spazio per i musulmani residenti in
quella provincia del Veneto. Il primo cittadino padovano dichiarò: «Non ho
alcuna intenzione di riceverlo! Da noi vige il principio di reciprocità! Quando
nel mondo islamico i cristiani saranno rispettati e non perseguitati, allora ci
parleremo». Sono parole discutibili sotto diversi punti di vista, poiché molto
generiche, ma non è questo il punto della questione. Quell’affermazione
generò una serie di commenti pieni di rabbia da parte degli elettori delle
sinistre, i quali si affrettarono a scrivere che: «Il Marocco è un ottimo
alleato commerciale dell’Italia!», «In Marocco tutti i
cristiani sono rispettati [sic!]», «Il Marocco è un paese moderato [sic!], il
sindaco è razzista».
Innanzitutto sarebbe stato il caso di ricordare a queste
persone che l’islam è una religione, non una “razza”, e che in Marocco
chi si converte al Cristianesimo rischia ancora il linciaggio. In seconda
istanza sarebbe curioso sapere cosa dicono oggi quegli stessi progressisti
davanti alla storia di una ragazza italo-marocchina arrestata per blasfemia nel
suo paese natale.
Ci riferiamo al caso di Ikram Nazih, una giovane studentessa
universitaria che, il 20 giugno 2021, appena sbarcata a Casablanca è stata
fermata e incriminata per aver irriso una sura del Corano sul suo profilo Facebook, circa due anni fa. «In verità ti abbiamo dato il whiskey, e bevilo
nel nome del tuo signore, puro e non mescolato con la pepsi»: sono queste le
parole condivise dalla giovane, che è stata condannata a tre anni e mezzo di
carcere e a pagare una pesante multa.
Al momento non ci risulta che alcun politico progressista di
rilievo abbia alzato la voce contro il governo del paese islamico, né in Italia,
né nel resto d’Europa.
In compenso tra i musulmani che vivono in Italia alcuni hanno
voluto esprimere la loro opinione su questo fatto di cronaca: molti hanno
lodato la condanna e qualcuno ha addirittura scritto che sarebbe stata meglio
la pena di morte (chiunque lo può leggere, perché in rete questi commenti sono
pubblici).
È davvero strano visitare i
profili social di tali bizzarri personaggi: un giorno esprimono tristezza per
la presunta difficoltà con cui l’Italia
concede la cittadinanza agli stranieri e il giorno successivo esigono un’esecuzione
per una frase irriverente. Ecco i «nuovi italiani», i «nuovi europei»! Che
begli alleati commerciali, veramente degni della demenza liberale!
Un cattolico deve impegnarsi per combattere con le forze a
sua disposizione contro gli errori, e gli orrori, dell’epoca contemporanea, ma
ogni tanto ci si può anche fermare per guardarsi attorno e farsi una risata
(amara) davanti a questi paradossi.
Riccardo Pasqualin
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