lunedì 31 agosto 2020

L’attività editoriale del gruppo tradizionalista napolitano

Intervento di Gianandrea de Antonellis 

al 50° Convegno di Civitella del Tronto (27 giugno 2020)




Gli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto sono nati, per iniziativa di Paolo Caucci von Saucken, cinquant’anni fa nel nome di Francisco Elías de Tejada (1917-1978). 
I campi di studio del pensatore ispanico si dipanarono in particolar modo in tre direzioni: filosofia del diritto, storia del pensiero politico, filosofia politica.

In quanto storico delle dottrine politiche, Francisco Elías de Tejada è legato al Regno di Napoli per la monumentale opera Nápoles hispánico: con questo lavoro, Francisco Elías de Tejada svolse una rilettura critica del pensiero politico cinque-seicentesco napolitano, dimostrando testi alla mano la straordinaria ricchezza della Napoli ispanica, non solo artistica ed architettonica, ma anche intellettuale, e smentendo la leggenda nera che avrebbe voluto i secoli XVI e XVII un periodo di oppressione e sudditanza culturale.

Alla traduzione integrale dei cinque volumi, promossa da Silvio Vitale e pubblicata con il titolo Napoli spagnola dall’editore Controcorrente [Napoli, 1999-2017], il gruppo tradizionalista napolitano, composto da ammiratori e seguaci del pensatore ispanico, ha voluto affiancare un sesto volume di indici [2019], arricchito da saggi di Miguel Ayuso, Maurizio Di Giovine, Giovanni Turco e Gianandrea de Antonellis, pubblicato nello stesso formato del resto dell’opera.

Da detta rilettura critica è scaturita l’idea di ripubblicare alcuni testi che Francisco Elías de Tejada cita e commenta, ma che sono di difficile reperimento. Sono stati così messi a disposizione degli studiosi dal Club di Autori Indipendenti (Castellammare di Stabia) nella collana «Napoli imperiale ispanica» i seguenti volumi:

1.      Francesco Lanario, Il Principe bellicoso [2017], risposta del pensiero ispano-napolitano, ovviamente cattolico, all’immorale (in senso etimologico) scritto di Machiavelli; il lavoro ha subito una leggera revisione del linguaggio per renderlo più fruibile al lettore nostro contemporaneo.

2.      Ottavio Sammarco, Opere politiche [2018], che ripropone il Discorso politico sulla pace in Italia (1626), di cui esiste una sola copia completa, presso la Biblioteca Arcivescovile di Matera; e Delle mutazioni dei Regni (1629): due lavori di grande importanza per comprendere la visione in questioni di politica estera di una Monarchia tradizionale.

3.      Tommaso Campanella, La Monarchia spagnola [2019, e-book], discutibile testo, più citato che letto, che dimostra come fosse lontana la politica tradizionale dei Re Cattolici rispetto alla visione pre-assolutista dell’inquieto frate calabrese.

4.      Giulio Cesare Sorrentino, Napoli pacificata [2020], trascrizione della rarissima opera teatrale (ne esiste una sola copia manoscritta, recentemente acquistata dalla Biblioteca Nazionale di Napoli) sui moti di Masaniello e sulla successiva “Reale Repubblica” instaurata dai Francesi nel 1647-1648, accresciuta della trascrizione ottocentesca (di un altro esemplare manoscritto, attualmente perduto) e da un poemetto dallo stesso titolo dedicato a Don Giovanni Giuseppe d’Austria (1629-1679) che liberò Napoli dall’occupazione francese.

Inoltre, il Francisco Elías de Tejada filosofo della politica – e membro autorevole del pensiero tradizionalista ispanico, che negli ultimi secoli si è incarnato nel Carlismo, la più pura dottrina politica tradizionale – ha ispirato la «Collana di Studi Carlisti» presso la storica casa editrice Solfanelli di Chieti. Sono stati finora pubblicati:

1.      Francisco Elías de Tejada, Rafael Gambra, Francisco Puy, Il Carlismo [2018], con introduzioni di Miguel Ayuso e Paolo Caucci von Saucken, l’ideario più completo del pensiero politico cattolico tradizionalista.

2.      L’Antitesi perfetta della Rivoluzione. Gli scritti della «Civiltà Cattolica» sul Carlismo (1873-1875) [2019], a cura di Gianandrea de Antonellis, raccolta degli scritti di commento politico che l’autorevole rivista dei Gesuiti dedicò all’epopea di Carlo VII durante la Terza guerra carlista.

3.      Melchor Ferrer, Breve storia del Carlismo [2020], eccezionale sintesi dei ben trenta volumi (in trentatré tomi) che “l’Erodoto carlista” Melchor Ferrer (1888-1965) dedicò alla raccolta e al commento di praticamente tutti i documenti della storia del movimento carlista. Da fine giornalista, Melchor Ferrer seppe affiancare al mastodontico lavoro di ricerca e compilazione questo leggero, ma denso saggio. Uno valido studioso, che si è firmato Un Requeté, ha completato l’opera mantenendo lo stile tacitiano dello scritto, portando la narrazione degli eventi fino ai nostri giorni.

4.      Luigi Previti, I diamanti della Principessa di Beira o Il volontario di Zumalacárregui [2020], romanzo di uno scrittore gesuita, membro della redazione della «Civiltà cattolica», che tradusse un feuilleton francese ambientato nella Prima guerra carlista, inserendovi  però una serie di commenti sulla Terza guerra carlista, allora in corso, e rendendolo così un lavoro interessante anche dal punto di vista della informazione politica.

Sono attualmente in corso di preparazione:

5.    Friedrick Wilhelmsen, Il problema dell’Occidente, con introduzione di Miguel Ayuso;

6.    La legittimità di esercizio, a cura di Gianandrea de Antonellis, che raccoglie scritti di Maria Teresa di Braganza, Principessa di Beira, Carlo VII, Juan Vázquez de Mella, Fernando Polo, Melchor Ferrer, Francisco Elías de Tejada e Rafael Gambra;

7.    Francisco Elías de Tejada, La crisi della Cristianità e altri scritti sulla rivoluzione. Protestantesimo. Giacobinismo, Marxismo, con introduzione di Giovanni Turco;

8.   Giovanni MartiniDon Pedro di Elisonda. Episodio della guerra dei Carlisti, un dramma dell’anno 1900 indicativo dell’interesse che il Carlismo suscitava negli ambienti cattolici della Penisola italiana. Il saggio introduttivo e la revisione del testo teatrale sono di Riccardo Pasqualin.

9.    Francesco Maurizio Di GiovineStoria del Carlismo in Italia;

10. Rafael Gambra, La Monarchia sociale e rappresentativa nel pensiero tradizionale.

Infine, altri progetti legati alla visione politica di Francisco Elías de Tejada riguardano la riscoperta del pensiero politico tradizionalista ottocentesco. Tre sono i nomi da fare: Monaldo Leopardi, il Principe di Canosa, Gennaro Marulli.

 

Di Monaldo Leopardi (1776-1847) la casa editrice Solfanelli ha pubblicato, a cura di Gianandrea de Antonellis, la raccolta completa di Tutti i Dialoghi [2019] e il Catechismo sulle Rivoluzioni ed Otto giorni per i liberali illusi [2020], quest’ultimo sorta di esercizi spirituali dedicati alla guarigione, appunto, dei liberali. È in preparazione la ristampa del raro volume Pensieri del Tempo (a cura di Riccardo Pasqualin), serie di considerazioni filosofiche di Monaldo la cui prima apparve sull’ultimo numero de La Voce della Ragione, prima che la rivista fosse costretta alla chiusura.

La stessa Solfanelli ha in cantiere l’ambizioso progetto della opera omnia di Antonio Capece Minutolo, Principe di Canosa (1768-1838), a cura di Gianandrea de Antonellis. Sono in fase di revisione due volumi di saggi maggiori, uno di articoli giornalistici e due di saggi minori e opere letterarie. La speranza è di riuscire a pubblicare il primo volume entro il 2020, nel bicentenario dell’uscita dello scritto più noto del Principe di Canosa, i celeberrimi Piffari di montagna.

Infine, un autore meno noto, ma interessante, è il generale Gennaro Marulli (1808-1880), di cui la casa editrice D’Amico ha riproposto Avvenimenti del 15 maggio 1848 [2018] e Gli errori dell’Illuminismo [2020] efficace sintesi apparsa nel 1852 di un’opera anonima più complessa pubblicata all’indomani della Rivoluzione francese e riproposta (probabilmente su suggerimento del Canosa) nel 1821, grazie ai torchi della Stamperia del Ministero della Guerra.

Marulli, come già Monaldo Leopardi e il Principe di Canosa, aveva compreso come le principali armi della battaglia ideologica fossero di tipo culturale. Chi segue la sua strada – quella della formazione culturale e dello studio storico – viene talvolta considerato come un superfluo “amante della polvere”…

 

È stato detto da chi mi ha preceduto che è tempo di agire, e che gli Hobbit della Contea decisero di muoversi ed andare incontro al Nemico, anziché aspettarlo passivamente. Questo è vero in parte: furono infatti solo quattro gli Hobbit che – a differenza del resto della popolazione – si mossero dalle proprie case. Ma quei quattro si misero in marcia perché sollecitati da Gandalf. Abbiamo dunque bisogno di un Gandalf che sia in grado di spronarci, di scuoterci dal nostro torpore; il nostro Gandalf, però, non è un saggio vecchio mago né un acceso capopopolo: il nostro sprone è dato dalla cultura, dalla conoscenza. E quindi dai libri.

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