Quando Napoli e Madrid combattevano assieme
Lungo tutto il Seicento, il Regno di Napoli nutrì un’alta devozione per la spada, il duello e la cavalleria e questa Napoli bellicosa, fatta di eccellenti maestri di scherma ed equitazione che furono spesso chiamati alla corte di Madrid e destinati alla formazione dei virgulti dell’aristocrazia spagnola, fu largamente apprezzata sui campi di battaglia tanto che i suoi soldati furono gli unici, tra le truppe ispaniche, a potersi fregiarsi della banda roja, ornamento di grande prestigio ma riservato esclusivamente agli Spagnoli.
La Guerra dei Trent’Anni scoppiò in una Europa che viveva ancora l’ascesa asburgica e l’intellettualità cattolica vagheggiava l’età di una monarchia universale. Il Sacro Romano Impero, uscito dalla pace di Augusta, però, si andò configurando come un’entità fragile e amorfa, divisa tra cattolici e gruppi ereticali e in balia di interessi particolari, un caotico agglomerato di stati eterogenei affidato ad un Imperatore debole. L’intervento spagnolo, pensato per fornire sostegno ai cugini Asburgo d’Austria e rafforzare il “camino español”, arteria terrestre che congiungeva l’Italia alle Fiandre e permetteva di tenere in pugno il continente, ebbe subito dei risultati positivi, schiacciò i protestanti boemi con la vittoria di Fleurus e, tre anni, dopo cadde anche Breda. Anche quando Gustavo Adolfo di Svezia parve inarrestabile, le armate spagnole del e col Cardenal Infante fino a Compiègne e Corbie. Nel 1642, Francisco Merlo riportò a Honnecourt un’altra splendida vittoria che segnò la quarta fase della Guerra dei Trent’Anni. Nessuno avrebbe mai immaginato la giornata di Rocroi e il tracollo finale.
L’autore si sofferma sull’apporto degli uomini di fanteria e
cavalleria napoletani che combatterono al seguito di Carlo Spinelli, Lelio
Brancaccio, Andrea Cantelmo, Gerardo Gambacorta, Carlo Della Gatta, Tiberio
Brancaccio, Francesco Toraldo, Andrea Caracciolo, Michele Pignatelli, Francesco
Tuttavilla. Si distinsero nella difesa delle fortezze del Reno, a Fleurus, nella
Battaglia della Montagna Bianca, a Nördlingen, e negli scenari paralleli d’Italia,
Fiandre e Francia, a Breda, a Ostenda e col Cardenal Infante fino a Compiègne, Corbie
e poi Rocroi, dove l’ascesa asburgica s’arrestò, ponendo fine ai suoi sogni di
grandezza.
Il volume, corredato da un saggio ottocentesco di Giuseppe Carignani e dalla prefazione di Hugo A. Cañete, è disponibile nelle migliori librerie e sulle principali piattaforme librarie online.
Luigi Vinciguerra
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