Cattolici senza aggettivi e senza compromessi con la modernità
Il giornalista bolognese Giovanbattista Cassoni (1830-1919), che fu attivo nella seconda metà del XIX secolo e che terminò la carriera come direttore de L’Osservatore Romano, definì i cattolici liberali «i nostri fratelli separati dalla modernità».
Il liberalismo, infatti, dopo essere stato condannato dalla Chiesa, fu obbligato ad alcune precauzioni prendendo nuove formule, capaci di sfuggire alle censure romane. Una di queste nuove formule fu l’Americanismo, il quale modificò l’approccio a determinate tesi, ma restò coriaceo nelle vecchie convinzioni.
Con l’Americanismo non c’era più la necessità di affermare che era doverosa la riconciliazione tra Chiesa e sovversione. Non si doveva più nemmeno parlare di Rivoluzione: al suo posto si doveva utilizzare l’espressione civiltà moderna.
L’obiettivo era quello di unire il secolo con la Chiesa, di cercare una conciliazione tra la tradizione della Chiesa e le aspirazioni del secolo, di far cessare il conflitto tra la teologia dei seminari e le scienze moderne.
Leone XIII intervenne per condannare queste tesi e l’atteggiamento degli americanisti di fronte alla condanna papale fu quello dei giansenisti: essi approvarono pubblicamente gli insegnamenti del Papa, ma proclamarono che tale eresia non era mai esistita e che il condannarla era lottare contro i castelli in aria.
Gli americanisti utilizzarono vari mezzi per raggiungere i loro scopi: uno di questi fu l’intrigo, attraverso il quale si sforzarono di far penetrare i propri partigiani all’interno della Chiesa e dello Stato. Un altro, molto moderno e molto temibile, fu la stampa, che seppero usare abilmente per creare un clima di generale simpatia verso tali correnti d’opinione, tanto più pericolose per la vita della Chiesa quanto più sembrano inoffensive e spontanee.
Dall’americanismo al modernismo il passo fu breve. Con il modernismo, si ottenne il trionfo della tattica dell’eresia – consistente nel non abbandonare la Chiesa per operare segretamente al suo interno – come mai era accaduto prima. La stessa Enciclica Pascendi, pur smascherando l’errore, non riuscì a far abbandonare ai settari «il disegno di turbare la pace della Chiesa», come si legge nel Motu proprio Sacrorum Antistitum (del 1 settembre 1910) di San Pio X.
Orbene, cosa fu il modernismo se non un nuovo tentativo, il più insidioso, il più abile, il più universale di tutti, per cercare di realizzare l’impossibile sogno dei cattolici liberali e degli americanisti? Non a caso, San Pio X, nella Pascendi, parla dei modernisti «che fanno propri» i principi degli americanisti.
Nell’Enciclica, San Pio X condanna, ancora una volta, la preferenza concessa alle cosiddette “virtù attive” a detrimento di quelle virtù evangeliche qualificate come “passive”.
Gli innovatori, che professano le opinioni più contraddittorie, sono d’accordo nel chiedere che, nella Chiesa come nella società civile, il popolo sia sovrano e che le idee da questo successivamente formulate, o trasformate e ringiovanite dalla coscienza universale, vengano introdotte nell’insegnamento impartito al clero.
Il professor John Rao ha aggiunto nuovi spunti di riflessione all’argomento con un saggio pubblicato dalla rivista Instaurare omnia in Christo: «Americanismo è un termine che potrebbe, a prima vista, sembrare niente di più che l’espressione di una tradizionale devozione patriottica verso gli Stati Uniti intesi come la propria patria. In realtà, si riferisce a un insegnamento preciso relativo al ruolo redentivo dell’America nella storia del mondo e all’invito ad un modo di vita particolare conforme a questo insegnamento. L’insegnamento e il modo di vita rappresentano una minaccia senza precedenti, ma molto sottile, sia al Cattolicesimo sia all’ordine naturale che il Cattolicesimo rispetta e che cerca di perfezionare in Cristo. Il carattere particolarmente pericoloso dell’americanismo deriva dalla trasformazione degli Stati Uniti da semplice nazione che richiede obbedienza e rispetto legittimi da parte dei suoi cittadini in una forza ideologico-religiosa sacramentale ed altamente aggressiva, che cerca l’egemonia globale e non tollera opposizione a ciò che, in ultima analisi, non è altro che il trionfo della volontà arbitraria materialista.
L’americanismo si è dimostrato abbastanza forte da disinnescare il cattolicesimo, apparentemente convincendo i credenti in tutto il mondo che con l’adozione dei principi dell’Illuminismo moderato è finalmente arrivato un “momento cattolico”.
Essi “sorridono”, mentre soccombono a ciò che realmente è implicato dall’americanismo: un insulto supremo per la mente e per l’anima umana, per il suo desiderio di imparare a fare ciò che è vero, buono e bello, sia sul piano naturale sia su quello soprannaturale. Argomenti intellettuali volti a togliere quel sorriso dai loro volti sono inutili. Questa specie di demone può essere scacciata solo con il digiuno e con la preghiera».
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine della Legittimità Proscritta
Presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
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