sabato 7 gennaio 2023

Il Portastendardo di Civitella del Tronto n. 19

Epifania del Signore
Festa della Monarchia Tradizionale delle Spagne

Entriamo in un nuovo anno di colloqui con il nostro pubblico tradizionalista. E non possiamo che partire dal 6 gennaio, Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo e Festa dei Santi Re Magi. In questa giornata il tradizionalismo ispanico celebra due importanti avvenimenti: è il giorno della Monarchia Tradizionale e il giorno in cui si celebra la Pasqua Militare.

Iniziamo da quest’ultima. La Pasqua Militare fu istituita da S.M. C. Carlo III di Spagna per ringraziare i soldati spagnoli al servizio della Monarchia Ispanica. Le batterie franco-spagnole, il 6 gennaio 1782, aprirono il fuoco contro il castello di San Filippo, ultimo avamposto britannico in Minorca. Con questa vittoria, l’isola venne completamente riconquistata e liberata dal gioco britannico. Sullo sfondo di queste eroiche gesta, per completare la liberazione di tutta la penisola, dobbiamo ancora attendere il ritorno alla madre patria di Gibilterra, ultimo lembo di terra ispanica occupata dalla perfida Albione. Non abbiamo fretta e siamo pieni di fiduciosa speranza. 

Veniamo ora alla memoria in cui i tradizionalisti ricordano l’origine della Monarchia Tradizionale. La Monarchia Tradizionale delle Spagne si incarna in modo particolare nella figura, nella personalità e nel ruolo di Filippo II re di Spagna e Portogallo. Riunendo vari popoli sotto la sua corona, Filippo II rispettò sempre i privilegi ed i diritti di ciascuno dei suoi regni. Nemico della centralizzazione amministrativa e del dominio di un popolo su un altro popolo, esaltò la cooperazione tra i suoi popoli e lo spirito di comunità in cui, pur nella salvaguardia delle loro legittime libertà e tradizioni erano raccolti sotto un unico re, Padre, Giudice, Signore e protettore di tutti. Filippo II non fu mai un Re assoluto. Il suo potere fu sempre limitato dalla legge naturale, dalla giustizia e dai patti che esprimevano le libertà di ogni regno. 

Filippo II è il Re che organizza l’Hispanidad la cui essenza fondamentale risiede nell’’opposizione all’assolutismo e al liberalismo.   

Il professore Rafael Gambra ne La Monarchia sociale e rappresentativa nel pensiero tradizionale del 1954, tradotta in italiano dall’editore Solfanelli per la Collana di Studi Carlisti nel 2020, sintetizza mirabilmente il significato della Festa dei Re Magi quale espressione della tradizione cattolica delle Spagne. Riproponiamo un periodo del pensiero espresso nel citato libro per invitare l’amico lettore a riflettere sul valore eterno delle riflessioni di Rafael Gambra.

«La monarchia deve identificarsi con quel processo tradizionale che costituisce la vita della patria o, piuttosto, costituire, sotto l’aspetto politico, la sua stessa sostanza. La monarchia deve rappresentare il radicamento e la continuità di fronte all’improvvisazione e all’instabilità. La loro posizione deve essere antitetica a quelli che sono stati chiamati “regimi di opinione” e, in senso più ampio, ideocrazia. L’ideocrazia, che governa oggi la politica mondiale, è secondo Vogelsang “il dominio di un punto di vista astratto e unico che – in opposizione allo stato naturale e storico delle cose – è esteso, da un partito trionfante, a tutta la vita della nazione”.

Separando il regime politico dalla vita stessa dei popoli e rendendolo una struttura uniforme e isolata – in un unico pezzo – si sono perse la tradizione e le abitudini stabili di governo, e l’istinto di adattamento e di evoluzione storica è stato sostituito da punti di vista meramente individuale, “idee” rigide rispetto alla realtà e per lo più utopiche: Il semplicismo e l’inflessibilità degli attuali regimi ne sono stati la logica conseguenza. «La nostra monarchia», dice Mella, «come tutta la nostra costituzione storica, non è stata formata da decreti o pragmatiche di re, ma emergendo dalle viscere della società stessa. Come tutte le istituzioni antiche, non ha una data fissa sul suo aspetto; Quando è ufficialmente noto, esisteva da secoli, era sepolto nelle viscere di un popolo. La data dei primi tribunali catalani o castigliani può essere accertata, ma gli elementi sociali che li componevano venivano da lontano; Il tempo di apparizione delle corporazioni o dei comuni può essere indicato, ma entrambi hanno germi molto più antichi.

Le vecchie monarchie, pur germogliate così dalla storia stessa, erano tradizioni politiche vive che possedevano il potere di incorporare pacificamente ciò che era utile e necessario che i tempi portavano, assimilandoli alla propria sostanza, senza pregiudizio per la loro unità e continuità. Poiché quei regimi erano basati sulla natura stessa delle cose, potevano federare popoli diversi nella stessa monarchia senza offendere la loro autonomia e personalità, potevano assimilare nel loro ambiente modi e stili che erano nati in altri paesi; Potrebbero persino incorporare abitudini e sistemi di governo alieni senza cambiare la propria struttura tradizionale. [...] 

È molto frequente tra noi ascoltare il tempo degli Austria – lo spirito di El Escorial – e negare questa qualità allo spirito borbonico del XVIII secolo – rococò e francesizzato, tempo di La Granja e Aranjuez. 

Tuttavia, non appena si riflette, si può capire che, poiché la monarchia era ancora tradizionale, era rococò e francesizzata, cioè assimilò e incorporò nella sua vita quelle abitudini, mode e stili che erano quelli attuali nel suo tempo, l’unica cosa che portava il marchio del vivente e reale. 

Nulla sarebbe stato così antitradizionale, né così pronunciato sintomo di decadenza, come rinchiudersi nella ripetizione e nella copia dell’ambiente e dell’arte dei secoli precedenti: che tradizione e spirito “conservatore” sono termini contraddittori. 

Quindi, il tradizionalismo non può mai essere vissuto sotto il tipo di movimento conservatore, ma solo come un impulso riparatore nella vita e nel Creatore. 

Qualcosa di diverso – e non imputabile alla monarchia o ai Borbone – è la penetrazione delle nuove idee irreligiose e rivoluzionarie, contro le quali si poteva combattere – e si combatteva – come contro quelle protestanti di due secoli prima, senza cadere nel conservatorismo museale, anzi, rispondendo all’impulso tradizionale più puro e profondo».

Concludiamo le nostre riflessioni del primo mese del 2023 con una interessante riflessione che abbiamo trovato nella rivista tradizionalista di Santander “Tradición” del 1° gennaio 1934. 

«Da oltre un secolo, in prossimità del giorno 6 gennaio, festa dell’Adorazione dei Re Magi e della Monarchia Tradizionale, i tradizionalisti ci rallegrano tutti gli anni con questa frase di speranza: già vengono i Re». 

Il Presidente degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Dott. Francesco Maurizio Di Giovine
Commendatore dell’Ordine della Legittimità Proscritta


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