sabato 10 dicembre 2022

No a “Babbo” Natale e sì a San Nicola

Riccardo Pasqualin 

Giovanni Gasparro, San Nicola di Bari schiaffeggia l’eresiarca Ario (2016).


Il Natale si avvicina e come ogni anno ci troviamo a meditare sul corollario di inutili sciocchezze che il consumismo ha riversato su questa festa santa. Lemblema di tutta questa melma che cerca di seppellire il Cristianesimo parrebbe essere Babbo Natale. Questo nome toscaneggiante “Babbo” lo fa subito apparire estraneo a tutte le altre tradizioni italiche; nella campagna padovana prima della guerra nessuno conosceva il personaggio vestito di rosso, la madre di chi scrive ha vissuto in quella zona sin dalla più tenera infanzia e testimonia che sino al 1963 non aveva mai visto alcuna immagine del vecchio con la barba bianca – e del resto pochi a casa avevano la «tivision» (la televisione) o potevano permettersi di frequentare spesso la città. 

A Padova cera solo la Befana, figura tardomedievale e tipicamente cattolica: secondo la leggenda è una signora che ospitò i Magi, ma per non trascurare la casa non li seguì sulla strada verso la Sacra Famiglia, salvo poi pentirsene e prendere la decisione di portare doni a tutti i bimbi del mondo. E così era anche a Venezia, il romanziere Andrea Molesini nel 1992 ha scritto una storiella su questa vecchia benefattrice e la città di San Marco: Quando ai veneziani crebbe la coda, fiaba moderna e abbastanza simpatica. A fine Ottocento Babbo Natale era del tutto assente nella letteratura italiana.

Anche i carlisti non hanno esitato a schierarsi su questo tema: no a Babbo Natale, sì ai Magi...e sono innegabilmente geniali le immagini dei tre viaggiatori che scacciano dalle case lestraneo, giunto nelle Spagne come un simbolo della penetrazione culturale statunitense.

I Magi per tradizione portano doni anche in Lombardia e in alcune zone della Venezia: sono loro i primi veri portatori di doni in ambito cristiano, anche la Befana è solo unimitatrice. Lusanza di scambiarsi regali sotto le feste invernali è antichissima e precedente alla nascita di Cristo, ma sono stati i Magi (che erano tre secondo una tradizione nata nel III secolo, dodici secondo la Chiesa Armena) a introdurla e confermarla nel Cristianesimo.

In un intervento del 1952, Levi-Strauss segnala il caso del clero della chiesa di Dijon che bruciò un fantoccio di Babbo Natale come immagine pagana, superstiziosa e forestiera, anti-francese (1)...eppure Tolkien – scrittore cattolico – giocò con piacere con i suoi figli al gioco delle letterine a Santa Claus: «Per i figli di J.R.R. Tolkien linteresse e limportanza di Babbo Natale andava ben oltre il fatto che egli riempisse le loro calze la Vigilia della Notte Santa; ogni anno, infatti, Babbo Natale spediva loro una lettera in cui descriveva, con parole e con immagini, la sua casa, i suoi amici e gli eventi, divertenti o inquietanti, che si svolgevano al Polo Nord. La prima di queste lettere arrivò nel 1920, quando John, il maggiore dei figli di Tolkien, aveva tre anni; e per più di ventanni, durante tutta linfanzia degli altri fratelli, Micheal, Christopher e Priscilla, le lettere continuarono ad arrivare puntualmente ogni Natale» (2). Occorre quindi meditare e ponderare...ma non è un argomento futile? No, la crescita dei bambini non è un fatto futile, è una questione di primaria importanza. E allora chi è Babbo Natale?

Il saggista di lingua italiana che ha risposto meglio a questa domanda è Carlo Sacchettoni, col suo libro La storia di Babbo Natale (Edizioni Mediterranee, Roma 1996): lo studioso spiega che la simbologia “consumistica” del Natale si è sviluppata gradualmente. Secondo il prefatore Alfonso M. Di Nola, lalbero decorato, ad esempio, apparve per la prima volta in Alsazia verso il 1600 e non è affatto confermato che sia nato in opposizione ai cattolici e al presepe (3).

Babbo Natale deriva dal rapporto tra San Nicola di Bari e i bambini, il nome “Santa Claus” è la deformazione di San Nikolaus e giunse negli Stati Uniti con gli olandesi e gli immigrati tedeschi. Dopo la rivoluzione protestante, in ambito germanico riemersero antiche figure silvestri politeiste a portare i doni al posto di San Nicola: gli elfi, gli gnomi, i folletti. San Nicola si confuse con una figura anglosassone: Father Christmas, o Old Christmas. La slitta dovrebbe essere una trovata dello scrittore statunitense Washington Irving (1783-1859) (4), mentre le renne furono aggiunte da Clement C. Monroe (1779-1863) (5). Il carbone è stato sottratto alla Befana.

Secondo una credenza popolarmente molto diffusa, labito di Babbo Natale sarebbe stato completamente inventato dalla Coca Cola, ma in realtà esso ha origini più antiche nel mondo USA. Plausibilmente, il vestito rosso è il risultato dellevoluzione dellabito bordato di pelliccia del Vescovo di Myra, che col passare degli anni assunse tratti sempre più “sportivi”, fino a diventare un completo.

San Nicola era nativo di Patara di Licia, ma (per motivi turistici) varie città del mondo hanno cercato di arrogarsi il titolo di “patria” di Babbo Natale, e tra di esse primeggia Rovaniemi in Finlandia.

Premesso tutto ciò, come deve porsi un genitore tradizionalista davanti a questa massa di mistificazioni e stratificazioni? Non possiamo certo dire che Tolkien sia stato un cattivo padre, e i portatori di doni hanno una funzione pedagogica. Questi personaggi liberano i papà e le mamme dallincombenza di un controllo continuo sui figli, che sono traghettati verso la maturità con lassunzione della responsabilità delle proprie azioni davanti a sé stessi (“sono stato buono”, “sono stato cattivo”, “devo migliorarmi”). Quando leducatore immaginario sparisce, il piccolo entra nelletà delletica degli adulti.

Il tradizionalismo propone la conservazione e la salvaguardia delle tradizioni locali nel rispetto della Fede Cattolica, la Santa Tradizione, che ovviamente è più importante delle tradizioni umane e deve plasmarle e correggerle. Che tornino quindi a portare doni Gesù Bambino (nel centro e nel nord Italia e nei paesi germanici), la Befana (nel Veneto e in altre parti della Penisola Italica), Santa Lucia (nel Veronese e nel Bresciano, retaggio della Serenissima Repubblica), eccetera...

San Nicola deve essere “de-statunitensizzato”, “de-babbonatalizzato”, gli vanno restituiti la sua cittadinanza e i suoi abiti, ma anche la sua biografia. San Nicola fu Vescovo di Myra, in Anatolia, visse nel IV secolo e si dice che sia morto attorno al 350 d.C., è venerato dai cattolici e dagli ortodossi. Chi scrive conosce genitori che si sono comportati così con i figli, spiegandogli che San Nicola era un Vescovo, che era molto diverso dal “Babbo” delle cartoline, e raccontandogli la sua vita: «San Nicola era di famiglia molto ricca e fin da giovane aveva mostrato grande generosità verso i poveri. In particolare, si racconta che abbia aiutato tre fanciulle, cadute in disgrazia per la morte del padre e forse avviate sulla strada della prostituzione. Donò loro tre borse colme doro. Con tale dote, le ragazze avrebbero potuto facilmente trovare marito e riscattarsi da un destino infame. Liconografia lo rappresenta infatti con tre sfere o tre sacchi di oro che, secondo la tradizione, il santo avrebbe fatto scivolare dalla finestra o dal camino nella casa delle tre giovanette. Una versione dice anche che Nicola avrebbe depositato loro o il denaro nelle scarpe delle fanciulle, evidente analogia con le calze appese, in attesa di Babbo Natale.

Secondo altre fonti, San Nicola non avrebbe donato sacche, ma tre sbarre o tre sfere di oro, oggetti che si ritrovano, in effetti, in alcune raffigurazioni del santo. Le tre palle doro sono divenute anche linsegna dei monti dei pegni. Narra anche la leggenda che il vescovo Nicola avrebbe schiaffeggiato leretico Ario durante il Concilio di Nicea, e che avrebbe placato una burrasca durante un viaggio in mare verso i luoghi santi. Si vuole così che sia anche considerato patrono dei navigatori, oltreché dei fanciulli, per aver resuscitato tre bambini, fatti a pezzi e nascosti in un barile di salamoia da un feroce assassino, poi convertito. La sua predilezione per i giovani, unitamente allaltruismo e alla generosità sono probabilmente alla base della tradizione che lo dipinge come portatore di doni nella notte del 6 dicembre, giorno della sua festa, celebrata da tutta la cristianità, quale gioioso anticipo del Natale» (6). Possiamo dire che è una biografia abbastanza interessante per affascinarci più di quella di un tizio che abita in un fabbricone di balocchi al Polo Nord.

Anche la scoperta della verità sui portatori di doni è un momento educativo importante e va affrontato dal genitore con riflessioni che allontanino la tristezza dal cuore dei figli. Mi permetto di trascrivere un dialogo che mi è stato riportato da un bresciano, che mi ha riassunto la discussione che ha avuto con suo padre quando ha scoperto che non era Santa Lucia a portargli dolci e regali nella notte tra il 12 e il 13 dicembre:


Figlio: Papà, ma quindi Santa Lucia non esiste?

Genitore: Certo che esiste, e ha compiuto grandi miracoli. Solo che ha delle faccende più importanti di cui occuparsi, ma potrai pregarla per tutta la vita e ti aiuterà davvero.

Portandoti quei doni con una sorpresa, io e la mamma non volevamo prenderti in giro, ma insegnarti limportanza di imparare a comportarsi bene da soli e la bellezza del fare del bene agli altri. Ora puoi essere tu a fare dei doni a chi ne ha bisogno, alla tua famiglia, ai tuoi amici o a chi è da solo.

Figlio: Papà, ma allora mi porti a vedere Santa Lucia?

Papà: Certamente, ora che sei grande ti porterò con me a Venezia. Andremo nella Chiesa di San Geremia, dove cè il Santuario di Santa Lucia. Era di Siracusa, una donna piccolina.

La pregherai perché ti aiuti e ti conservi sempre la vista, che forse è il più importante tra i sensi che Dio ci ha dato.


Altrettanto si può dire di San Nicola; diversa è la storia della Befana, ma vorrei riportare un altro dialogo che ho potuto sentire (quando ero loro coetaneo) tra tre bambini di quinta elementare, di cui uno, testimone di Geova, si mise a parlar male della Befana:


Testimone di Geova: La Befana non esiste, è tutta una invenzione per far spendere soldi! Non esiste, sono i genitori!

Primo Bambino: (Piange)

Secondo Bambino: Ma perché gli hai detto così? Poteva crederci ancora per un altro anno e poi capire da solo, adesso lo hai fatto piangere. Gli hai tolto la felicità per niente.

Testimone di Geova: La Befana è una stupidaggine! Una invenzione!

Secondo Bambino: Anche le cose a cui credono i tuoi genitori sono invenzioni, si sono inventati una bibbia per conto loro! Però io non sono mai venuto a dirtelo.


Spesso i bambini non conoscono le ipocrisie del politicamente corretto, e cè da augurarsi che quello citato, crescendo, abbia conservato il suo spirito battagliero.

LUnica fonte cristiana sui Magi è il Vangelo di Matteo, il quale riferisce di «Alcuni Magi» (2,1) e non li chiama mai «Re» (7). Essi giunsero da Oriente (con un itinerario che potrebbe essere stato lungo anche più di 2000 chilometri) ed è probabile che oltre che da Erode (2, 7-9) siano stati accolti anche da molte altre persone. Nulla ci impedisce di credere che abbiano incontrato una donna simile alla celebre Befana della leggenda, ma non è questo il punto. Laspetto fondamentale della Befana è che imita i Magi nel portare doni e che la sua generosità verso i bambini deriva direttamente dallamore per Gesù, in fondo ella segue linsegnamento di un altro passo del Vangelo di Matteo: quello che fate ai fratelli più piccoli lo avete fatto a Gesù Cristo (25, 40).

In conclusione, è giusto e bello fare felici i bambini giocando con loro ed è giusto conservare le proprie piccole tradizioni locali (in opposizione a ciò che ci è imposto dalle pubblicità e dalle multinazionali), ma sempre pensando alle conseguenze di ogni gesto e di ogni parola, e meditando attentamente sul significato morale di ciò che si fa. Ben venga quindi la rivincita dei Magi: no al “Babbo” (che ogni anno di Natale ha sempre meno) e sì a Gesù Bambino, sì alla Befana, ai Magi, a Santa Lucia, a San Nicola, a Santa Caterina, a San Martino e a San Simone!


Note


  1. Alfonso M. Di Nola, Prefazione, in Carlo Sacchettoni, La storia di Babbo Natale, Edizioni Mediterranee, Roma 1996, p. 10.

  2. J.R.R. Tolkien, Lettere da Babbo Natale, Bompiani, Firenze/Milano 2022, p. 5. Per i tolkieniani il libro è interessante per linserimento dei goblin come antagonisti.

  3. A. M. Di Nola, op. cit., p. 12.

  4. C. Sacchettoni, op. cit., p. 67. Irving è purtroppo anche linventore della leggenda nera sulla credenza della “terra piatta” tra gli uomini del Medioevo, e inoltre ha dato un contributo fondamentale al revisionismo storico sulla Spagna musulmana, presentando lepoca della dominazione islamica come un fantastico idillio di pace e scienza.

  5. Ivi, p. 67.

  6. Ivi, pp. 57-58.

  7. Il titolo di Re deriverebbe da un apocrifo del V secolo.

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