Ripartiamo da Giambattista Vico
Vico, maestro e guida del
tradizionalismo, individuò i gravi errori che erano stati prodotti lungo la storia
della decadenza. Fra questi gravi errori primeggiavano la decisione di negare
la regalità divina sul mondo, la decisione di scegliere l’empietà e la
disperazione integrale.
Lo spirito della Controriforma espresso dal Vico è individuabile nella teologia della storia che egli elabora. In questa teologia Dio, come massimo attore non interferisce nella libertà umana. La storia è sul piano umano la tensione del dialogo tra Dio e la creatura libera. Perciò la storia non può avere un insieme di dati empirici, né una trama autonomamente divinizzata, né una raccolta di induzioni, né lo sviluppo di uno spirito immanente al mondo. Provvidenza e uomo, Dio e creatura creata: questo è il nucleo della filosofia di Giambattista Vico. Che si contrappone al Diritto dei filosofi costruito dalla pura ragione umana.
La concezione della
storia in Vico pone l’uomo al centro delle speculazioni. La storia è opera
degli uomini e ognuno conosce la storia di cui è autore, anche se non conosce
la natura che è creazione di Dio. L’uomo cattolico è libero di fare la storia
ed essendo creatura di Dio creata, forgia la storia nei limiti della sua stessa
natura razionale e libera. Egli si muove interpretando gli eventi storici in
funzione della Provvidenza divina e della libertà umana, che ogni vita
individuale soffre con il fine di raggiungere il suo destino trascendente.
Vico, nell’analisi di don
Francisco Elias de Tejada, costruisce un diritto naturale in armonia con la
storia perché ha un concetto dell’uomo concreto e non astratto come in Grozio.
In Vico, storia e diritto vanno uniti. Grozio è il fautore di un diritto
naturale protestante, a cui il Vico contrappone il diritto naturale cattolico.
Egli restaura ed accresce la dottrina del diritto naturale elaborata dai
giuristi dell’età di Costantino. Questo diritto naturale presuppone ed implica
il riferimento a Dio come perfezione a cui l’uomo si deve ricondurre. Dio come
criterio di validità le da la certezza, l’oggettività. Perciò con Vico ritorniamo
ad affermare il primato del diritto naturale contrapposto all’imperante
positivismo giuridico perché il diritto non può fondarsi sulla volontà umana. Il
diritto positivo dei vari Stati, non è altro, o meglio, non dovrebbe essere
altro, che un applicazione e determinazione del diritto naturale, al quale non
potrà mai, lecitamente, contraddire.
Per Vico, la ragione
degli Stati non è l’utilità materiale e neppure la repressione terroristica, ma
la giustizia e il bene delle anime. La scienza vichiana afferma la necessità di
inchinare l’animo davanti alla eterna volontà di Dio. Allontanandosi da Vico
per negare il diritto naturale, fatalmente significa mettersi dalla parte di
coloro che sono soliti piegare l’animo davanti ai capricci dei tiranni e delle
folle plagiate.
L’anima delle leggi
risiede nella ricerca del giusto. Ecco perché è necessario capire ed
interpretare la volontà immutabile che Dio rende manifesta attraverso la voce
del pudore, sulla quale tanto ha insistito Giambattista Vico. Dal pudore
nascono tutte le virtù: l’onore, la frugalità, la probità, la fede nelle
promesse, la verità nelle parole, la pudicizia.
Se dobbiamo credere all’analisi
di don Francisco Elias de Tejada, Giambattista Vico sorse all’orizzonte della
storia per “salvare dalla sconfitta militare ed intellettuale il patrimonio
spirituale cattolico e missionario tridentino dei molteplici popoli uniti nella
confederazione ispanica”. E per questo ci piace sottolineare che Vico si pone
nel solco dei pensatori ispanici continuandone i ragionamenti: l’esistenza
terrena è un transito, un periodo temporale destinato alla battaglia per la
salvezza eterna. La vita sociale, di conseguenza, è un mezzo per raggiungere la
felicità perenne. Francisco Elias de Tejada afferma, con cognizione di causa,
che Vico è stato un autentico spirito della Controriforma e il suo
atteggiamento intellettuale contro l’eresia protestante, contro il
giusnaturalismo astratto e contro l’empirismo imitatore dei metodi scientifici,
fu la grande bandiera polemica dei popoli ispanici contro le moderne deviazioni
europee.
Ecco perché noi,
tradizionalisti, In nome della visione ispanica e perciò antieuropea,
innalziamo nuovamente la bandiera di Giambattista Vico.
Francesco
Maurizio Di Giovine
Presidente
degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Commendatore
dell’Ordine della Legittimità Proscritta
Nessun commento:
Posta un commento